La crisi economica, la disoccupazione ed il precariato con cui gli italiani devono fare i conti porta molte persone a cercare un lavoro ed essere disposti a tutto pur di ottenerlo, ovunque esso sia. Questo vale anche per i docenti, supplenti e precari che cercano un po’ di stabilità dopo anni di precariato, ma e assunzioni previste con la Legge della Buona Scuola sono davvero difficili da mandare giù senza storcere il naso. I precari della scuola, quelli disillusi da una Legge che in origine prometteva il sogno della vita, il posto a tempo indeterminato, per poter tornare a sognare dovranno passare da una nuova domanda di ammissione che scade il 14 agosto.

Inoltre è quasi certo che, molti tra coloro che avranno la fortuna di venire presi, dovranno andare a lavorare in Province diverse da quelle di residenza e quindi con difficoltà logistiche ed economiche non indifferenti.

Il boicottaggio della domanda

A poche ore dalla scadenza delle domande da presentare al Ministero dell’Istruzione (MIUR), le istanze per venire ammessi alle fasi di assunzione B e C sono poche. In parecchie città Italiane, le manifestazioni di protesta contro la Legge e le sue assunzioni sono quotidiane. Il solo fatto che i docenti che erano iscritti nelle Graduatorie ad Esaurimento o quelli con anni ed anni di supplenze che non sono riusciti ad entrare nelle assunzioni delle prime fasi, devono ripresentare domanda può scatenare, ed a ragione, proteste e contestazioni.

Poi c’è l’alta probabilità di essere assegnati a scuole lontane molti Km da casa e senza possibilità di rinuncia pena l’eliminazione da future assunzioni. Gli insegnanti preferiscono non partecipare al Bando, continuare a sperare di lavorare a supplenze pur di evitare di cambiare città per 1.300 euro al mese. Inoltre con i poteri del preside , questi ogni tre anni, può cambiare squadra, può scegliere altri insegnanti e far trasferire quelli che secondo lui meritano una valutazione negativa.

Non si può pensare di mandare un’insegnante da una città all’altra, sempre alla ricerca di una casa, lasciando la famiglia ed accollandosi un mucchio di altre spese. Chi cerca di smontare il pericolo a cui andrà incontro chi fa domanda non considera che nella domanda vanno inserite 100 province in ordine di preferenza. Se un candidato ha più punti di un altro, l’assegnazione di una cattedra in una qualsiasi provincia, scatterà quasi certamente per l’insegnante con più punti.

Che poi l’insegnante assegnatario abbia inserito la provincia, tra le meno sognate, quindi tra le ultime delle cento scelte, poco importa.

I sindacati ed il ricorso unitario

Sensibili all’argomento, e non poteva essere diversamente, i sindacati di categoria. Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, hanno già promesso un ricorso unitario contro l’intero impianto della Legge. Per la verità hanno già provveduto ad avviare un ricorso al TAR del Lazio contro l’esclusione di alcune categorie di lavoratori tra quelle che potrebbero venire assunte. Infatti, il personale ATA (Amministrativi, Bidelli e così via) non sono stati inseriti nel piano di assunzione. Stessa sorte e toccata agli abilitati con 36 mesi di servizio, cioè quei docenti precari con una determinata esperienza che basterebbe per poter essere assunti come sentenziato dalla Corte Europea.

Oltre a questo, i sindacati puntano il dito contro i poteri del preside e la revisione delle classi di concorso. A tutto ciò si aggiungono i trasferimenti obbligatori nonché la presunta obbligatorietà di presentazione della domanda.