Manca meno di un mese alla scadenza dei termini imposti dalla legislazione vigente (il prossimo 13 settembre) per l'impugnazione della legge N. 107/2015, meglio nota come riforma Buona Scuola. Nelle scorse settimane, vi abbiamo raccontato in merito all'impegno profuso dal Movimento Cinque Stelle affinchè possano venire presentati, dalle varie Giunte regionali, i ricorsi contro la legittimità costituzionale della legge firmata Matteo Renzi e Stefania Giannini.

A supporto delle varie iniziative intraprese in tutta Italia, arriva il durissimo giudizio e l'accorata richiesta ad un immediato intervento da parte di Azione Civile, il movimento nato per volontà di Antonio Ingroia, ex magistrato antimafia.

Azione Civile, appello ai Governatori delle Regioni

Nel testo inviato a tutti i Governatori vengono ribaditi i numerosi punti critici della riforma che non piace all'Italia, non solo ai docenti e al personale scolastico. L'Area Scuola di Azione Civile ha fatto presente, ad esempio, la violazione dell'articolo 33 della Costituzione riguardante la libertà di insegnamento: i dirigenti scolastici, a motivo della facoltà di esercitare il proprio 'libero arbitrio', finiranno per soccombere di fronte ad 'interventi esterni e coercitivi', specialmente in alcune regioni d'Italia. Ci troveremo, di fronte, in pratica ad 'assunzioni imposte' al preside, con il rischio associato, persino, di un condizionamento del Piano di Offerta Formativa.

Scuola, ricorso contro legge 107/2015: i Governatori ascolteranno?

Nel testo inviato ai Governatori delle Regioni, Azione Civile ha espresso il proprio giudizio negativo sulla riforma anche in merito ad altri profili incostituzionali come l'alternanza scuola-lavoro (con gli studenti costretti obbligatoriamente a lavorare gratis nelle aziende), le risorse finanziarie esterne offerte dai privati o la forzata mobilitazione dei neo assunti in sedi di servizio lontane dai propri luoghi d'origine.

Azione Civile ha puntato il dito contro il governo per l'accorpamento delle classi di concorso, che passeranno dalle attuali 168 a 114: per effetto di questa operazione, assisteremo ad un aumento degli esuberi anche tra i docenti di ruolo, per i quali si affaccerà la devastante prospettiva di tornare 'precari', dopo anni di servizio e, in molti casi, con un'età ormai avanzata.