L'esecutivo è ancora a lavoro sui correttivi da apportare alla Legge Fornero. Come già anticipato più volte, il tema sulla flessibilità in uscita potrebbe essere introdotto nella prossima Legge di Stabilità, che con molta probabilità entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2016. Stando a quanto riportato su 'Pensioni Oggi', l'intervento che il Governo si impegnerà ad introdurre tendendo in considerazione l'impatto sui conti pubblici, sarà compatibile con gli obiettivi prefissati dal Def (Documento di Economia e Finanza). Infatti, sarà concentrato solo sulle categorie maggiormente penalizzate.

No alla Quota 100, costi per 10,6 miliardi di euro

Si allontana sempre più, invece, il meccanismo ipotizzato tempo fa dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, ovvero la cosiddetta Quota 100, che avrebbe consentito il pensionamento a partire dai 62 anni di età e 38 anni di versamenti contributivi, oppure 63 anni di età anagrafica e 37 anni di contribuzione o ancora 64 anni di età e 36 anni di contributi effettivamente versati. Il sistema di Quota 100, infatti comporterebbe per le casse statali oneri per 10, 6 miliardi di euro. Anche il ddl Damiano -Baretta rimane momentaneamente scartato dall'esecutivo, visto che potrebbe comportare per lo Stato un costo pari a circa 8,5 miliardi di euro, somma molto difficile da reperire.

Rimane comunque fondamentale ricordare che il disegno di legge prevede l'uscita a partire dai 62 anni di età accompagnati dai 35 anni di contributi pena una riduzione del 2 % sull'assegno previdenziale per ogni anno di anticipo sull'età pensionabile sino al raggiungimento della soglia massima pari ad 8 punti percentuali. In alternativa, l'ipotesi Damiano-Baretta prevede l'uscita dopo aver maturato almeno 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica e senza penalizzazioni.

Probabile proroga dell'opzione donna

Intanto, si continua a lavorare su una probabile proroga dell'opzione contributivo donna oltre il 2015, seppure potrebbero variare i requisiti. Infatti, si prevede che le lavoratrici di sesso femminile potrebbero usufruire della pensione anticipata dopo il raggiungimento di 62 anni di età anziché 57 anni e 35 anni di versamenti contributivia condizione che il loro assegno venga calcolato interamente col metodo contributivo