Il tema del momento è sicuramente la riforma delle Pensioni che il Governo sta varando, tra mille difficoltà e mille critiche da più parti. Sull’argomento le parole si sprecano e le proposte sono quotidiane, dove tutti dicono la loro. Le proposte al vaglio dell’Esecutivo, almeno quelle ufficialmente depositate, sono sempre quelle di Damiano, di Beretta e quella di Boeri. Si va dalla flessibilità in uscita, alle quote, dal metodo contributivo alle finestre di uscita. Per la verità nessuna sembra oggettivamente sostenibile per via degli alti costi che avrebbero sulle casse dello Stato, soprattutto alla luce degli aspri vincoli che ci vengono inflitti da Bruxelles.

Sul capitolo pensioni la CGIL, il leader della Lega Salvini e quello di Rifondazione Comunista Ferrero, sembrano stare dalla stessa parte e non solo nelle critiche alle proposte attuali, ma addirittura in alcuni contenuti da apportare alla eventuale riforma.

La posizione della Camusso

In una intervista al “Corriere delle Sera”, il segretario nazionale della CGIL, ha parlato della flessibilità in uscita spaziando anche tra gli aiuti alla categoria degli over 55. Secondo la Camusso non basta dare qualche spicciolo ai senza lavoro e senza pensione per lavarsi le mani, ma bisogna combattere la povertà crescente. Dura anche la critica rivolta all’abbassamento dell’età pensionabile con assegni ridotti e penalità per ogni anno di sconto.

Secondo la Camusso penalizzare gli assegni significherebbe aumentare i disagi delle famiglie italiane che stentano ad arrivare a fine mese. Ben venga quindi la possibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro, ma senza alcuna penalità. Secondo il segretario, mandare le persone in pensione a 67 anni, soprattutto quelle che fanno lavori pesanti è un’assurdità sociale.

Comunisti e Lega per una volta dalla stessa parte?

Sulla stessa linea sarebbero anche Matteo Salvini, leader della Lega e Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista. Per quest’ultimo con 40 anni di lavoro si dovrebbe andare in pensione automaticamente e senza lasciare parte della pensione largamente meritata. Inoltre dovrebbero bastare 60 anni di età per conseguire il meritato riposo e non arrivare sotto la soglia dei 70.

Salvini dal canto suo sembra sulla stessa linea avendo aperto alla famosa quota 100 di Damiano. Infatti con 60 anni di lavoro e 40 di contributi si dovrebbe poter andare tranquillamente in pensione. La Lega inoltre proponeva assegni da 1.000 euro per tutti al raggiungimento dei 40 anni di contributi o da 800 euro con 35 anni con 14 mensilità invece che tredici. Potremmo benissimo dire, tutti uniti purchè venga cancellata la famigerata riforma Fornero.