Cambia tutto. Di nuovo. Nelle ultime ore si è tornato a parlare della nuova riforma Pensioni. Le novità di oggi 22 settembre riguardano le dichiarazioni di Poletti e Renzi, che aprono nuovamente sul tema della flessibilità. Da Rho arriva in serata la risposta della Camusso, leader della Cgil, che rilascia dichiarazioni forti, le stesse con cui i lavoratori precoci hanno riempito e infiammato svariate pagine di gruppi sul social network più famoso. Si sta realmente arrivando alla svolta tanto attesa? Quale strada deciderà di intraprendere il governo?

Si punterà su Cesare Damiano o Tito Boeri? Oppure nessuno dei due?

Poletti: “Stiamo lavorando sulla riforma”

Soltanto pochi giorni fa il ministro Padoan sembrava aver chiuso definitivamente la porta alla riforma pensioni del governo Renzi, posticipandola al 2018. In queste ore però qualcosa è cambiato. Anzi tutto. Il primo a riaprire il discorso sulla flessibilità è stato il ministro del Lavoro Poletti, che a margine di un convegno su giovani e lavoro organizzato dalla Conferenza episcopale dell'Emilia Romagna ha affermato: “Stiamo lavorando come ha affermato Renzi, ora studieremo tutte le opzioni attualmente sul tavolo. Leggo quotidianamente fantasiose anticipazioni che niente hanno a che vedere con il lavoro del governo.

Soltanto dopo aver fatto le previsioni, simulazioni e considerazioni l'esecutivo prenderà una decisione finale” (askanews). Poletti ha poi proseguito dicendo di aspettare l'uscita della Legge di stabilità, affermando che soltanto allora si potrà sapere, ed eventualmente potrà essere dato un giudizio, sulla scelta del governo sul tema delle pensioni: “Non esiste alcuna anticipazione sulla materia.

Saprete tutto quando uscirà la legge di Stabilità, perché solamente allora il governo avrà preso una decisione in merito” (askanews). Dopo il ministro Poletti è intervenuto Matteo Renzi, che in occasione della direzione del Partito democratico ha voluto riaprire la partita delle pensioni: “Sulle pensioni condivido la linea di Padoan: i conti pensionistici non si toccano, non andiamo ad intervenire mettendo la voce più sui costi delle pensioni.

Se esiste la possibilità per la quale in cambio di un accordo si possano consentire forme di flessibilità in uscita che magari hanno un costo immediato che si recupera in futuro, credo sia giusto verificare e studiare: è un gesto di buon senso e buona volontà” (askanews). Che cosa dobbiamo aspettarci quindi dal governo? Esiste realmente la possibilità di un imminente intervento finalizzato a correggere un aspetto determinante della legge Fornero, ovvero lo scalino alto che blocca il turn over, oppure si dovranno attendere ancora mesi, se non anni?

Camusso: “L'Unione Europea non può essere un freno”

Difronte alla nuova riapertura del governo sulla riforma delle pensioni, la sindacalista Susanna Camusso, a margine del comitato direttivo della Cgil Lombardia a Expo 2015, ha affermato: “Vengo a conoscenza che il governo avrebbe deciso di fare delle cose.

Quotidianamente si registra un rimpallo tra un ministro e l'altro, se intervenire o meno. Se il tema è il rapporto con l'Europa mi viene in mente una battuta: se si può contrastare l'Ue eliminando la tassa sulla casa non capisco il motivo per cui non si possa fare altrettanto con le pensioni” (askanews). Una risposta chiara, netta quella del leader della Cgil, che infiamma nuovamente il dibattito sulla delicata questione delle pensioni dei lavoratori precoci, una delle categorie più danneggiate dalla riforma Fornero. La Camusso ha “smascherato” il governo, che adesso, anche alla luce delle ultime dichiarazioni, non ha più alcuna scusante per non intervenire. Voi credete che Renzi manterrà la parola introducendo la flessibilità tanto agognata dai lavoratori?