41 anni di lavoro sono abbastanza per poter andare in pensione”, è questo il pensierodella leader della Cgil Susanna Camusso, Intervenendo su “la 7” al programma di Floris, la Camusso ha espresso il suo rammarico per le esternazioni del ministro Padoan circa il dietro front del governo sulla questione pensionistica e in particolare sulla flessibilità in uscita.Toccando le Pensioni dei lavoratori a reddito basso non si fa un'operazione equa, occorre intervenire sulle pensioni d'oro ed abolire privilegi e vitalizi, magari di chi non ha mai lavorato ma che gode di antichi privilegi frutto di vecchi retaggi e scelte politiche ormai superate.

Per la Camusso 41 anni di contributi dei lavoratori precoci bastano ed avanzano per andare in pensione

Un lavoratore che ha compiuto i suoi 41 anni di lavoro ha il diritto di andare in pensione, senza se e senza ma. Il problema dell'uscita dal mondo del lavoro e della flessibilità deve essere affrontato con un approccio culturale nuovo, diverso e che tenga conto della tipologia del lavoro svolto. Non si può più fare di tutta l'erba un fascio. C'è lavoratore e lavoratore, lavoro e lavoro. Chi svolge lavori usuranti, sempre secondo la Camusso, non è ipotizzabile che possa continuare a lavorare fino a 65 anni e più. Si veda il caso degli addetti all'edilizia, come si può far lavorare gente a circa 70 anni su tetti o impalcature?

Bisogna mandare in pensione chi ha alle spalle oltre 40 anni di lavoro, questo il pensiero, ribadito più volte dalla segretaria della Cgil. Una scelta del genere permetterebbe anche quel ricambio generazionale, da tutti invocato ma che fa fatica a decollare per i troppi vincoli nell'uscita dal lavoro, contenuti nella legge pensionistica del ministro Fornero.

Solo in questo modo si potrà realizzare il sogno di tante famiglie e cioè di vedere i figli occupati dietro una scrivania o un banco di lavoro ed i genitori finalmente a riposo.

Mentre il Governo dunque è intento a studiare soluzioni alle situazioni di ”disagio” per i precoci, per gli esodati, per le donne e per chi ha scarse possibilità di ricollocamento, la leader della Cgil e non solo lei, si auspica che“in tempi brevi” si possa giungere a soluzioni definitive e strutturali,non solo a modifiche parziali della legge Fornero, per il tutto il comparto pensionistico.

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