Utilizzando un gergo sportivo, si può dire che ci troviamo al rush finale per quanto riguarda le discussioni intorno alla riforma pensioni che il governo Renzi dovrebbe mettere in campo: le ultime news, infatti, rivelano come a scendere in campo, a partire da oggi 5 ottobre, siano proprio i sindacati confederali, che, per 10 giorni e fino al 15 ottobre, manifesteranno dinanzi alle prefetture. Le richieste sono molto esplicite: in primo luogo, occorre riformare dalle fondamenta la legge Fornero, introducendo una 'vera' flessibilizzazione delle uscitee, soprattutto, risolvendo la questione dei precoci, mediante una misura che valuti l'anzianità effettiva del pensionando; in secondo luogo, si chiede a gran voce perché il governo Renzi ritardi ad approvare le misure per la settima salvaguardia degli esodati e la proroga dell'opzione donna, dal momento che entrambe le misure sarebbero comunque a somma zero per le casse dello Stato.

Si tratta, probabilmente, dell'estremo tentativo compiuto dai grandi sindacati di incidere sulle decisioni del legislatore: Matteo Renzi, da quando è divenuto primo ministro, ha aperto un vero e proprio scontro con i sindacati, i quali non sono stai mai capaci di dare battaglia realmente al governo. La strada per la riforma delle Pensioni dell'esecutivoRenzi sembra essere in salita: gli ultimi interventi, infatti, sembrano indicare quale potrebbe essere la linea dell'esecutivo sulla materia previdenziale.

I sindacati, le discussioni e gli scontri: ultime news 05-10 riforma pensioni governo Renzi

I sindacati, dunque, scendono in piazza per dieci giorni con la richiesta di una vera riforma strutturale delle pensioni: il governo Renzi, invece, sembra procedere per la sua strada e le indecisioni riguardano soprattutto il nodo del consenso elettorale.

Il premier Matteo Renzi ha puntato tutto sull'abrogazione della tassazione sulla prima casa, ritenendo che, in chiave elettorale, potesse servire di più rispetto ad una riforma delle pensioni. Gli ultimi interventi che stanno scandendo queste giornate convulse sembrano indicare il cammino che potrebbe essere preso dal governo Renzi: l'ultimo, in ordine di tempo, è quello di Tiziano Treu, ex ministro nonché commissario dell'Inps.

La sua idea è semplice: la flessibilità in uscita può essere pensata soltanto a partire da una differenziazione delle carriere lavorative e, di conseguenza, delle penalizzazioni da applicare. Contemporaneamente, sta tornando prepotentemente in ballo la proposta del contributivo di Boeri, nonostante il livello di penalità possa sfiorare anche il 20-25%.

La questione è molto delicata: come ha sottolineato di recente in un'intervista a Il Sussidiario, il deputato del Movimento 5 Stelle, Davide Tripiedi, il rischio di una riforma delle pensioni fortemente penalizzante per i pensionandi potrebbe risolversi in un nulla di fatto. Molti lavoratori, probabilmente, rifiuterebbero l''offerta' del governo Renzi e non si ritirerebbero dal mondo del lavoro. Se lo scopo di una riforma strutturale della previdenza è anche aprire nuovi spazi di inserimento per i giovani, una flessibilità fortemente penalizzata non riuscirebbe nel suo scopo.

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