Se c'è una questione che non fa dormire sonni tranquilli al governo e a Matteo Renzi in persona, non può che trattarsi del nodo della riforma pensioni per il 2015-2016. La situazione è particolarmente complessa proprio perché le forze in gioco sono differenti e gli scenari sono in continua mutazione: da un lato, Renzi rifletta a partire dall'elettorato, una manovra che non metta in campo una riforma del sistema previdenziale e che lasci inalterata la legge Fornero non potrebbe che danneggiare il suo consenso che, comunque, risulta essere in calo oramai da mesi; dall'altro, il premier ha deciso di 'sfidare' l'Europa sulla questione della tassazione sulla prima casa e non sulla materia previdenziale, anche in questo caso la decisione sembra essere stata presa a partire dall'elettorato, ma non è detto che l'abolizione della TASI e dell'IMU aiuti il governo a riacquisire consensi.

Nel frattempo, nella ridda di proposte per una riforma delle Pensioni da mettere in campo a partire dal 2016, arriva anche quella di Tiziano Treu che, intervistato dal noto sito Il Sussidiario, propone un sistema di flessibilità fortemente differenziato a partire dalle differenti situazioni lavorative e contributive.

Treu e i percorsi differenziati: news 04-10 riforma pensioni Renzi per il 2015-2016

Mentre il governo Renzi, nelle persone di Giuliano Poletti e Pier Carlo Padoan, annuncia che interventi di riforma pensioni per il 2015-2016 saranno presenti nella legge di stabilità, l'ex ministro del Lavoro ed ex Commissario straordinario dell'Inps, Tiziano Treu interviene sulla materia previdenziale, portando avanti un discorso di differenziazione delle forme di uscita anticipata dal mondo del lavoro.

La riflessione di Treu si fonda su un principio: le differenti situazioni lavorative potrebbero portare a differenti soluzioni e scelte da parte del singolo lavoratore. C'è chi, ad esempio, potrebbe anche accettare il passaggio al contributivo e forti penalizzazioni sull'assegno, perché parte da una pensione piuttosto alta, e chi, invece, preferirebbe rimanere al lavoro a causa di un assegno che risulterebbe già basso di per sé.

L'idea, dunque, è quella di strumenti differenziati e Tiziano Treu ne elenca alcuni: da un lato si potrebbe pensare al prestito pensionistico e dall'altro a forme di part-time che porterebbero, contestualmente, all'assunzione di giovani; un'altra idea da valutare sarebbe quella di pensare un percorso di uscita anticipata dal lavoro in accordo con sindacati e aziende a partire dalle situazioni 'locali' e dalle esigenze di ristrutturazione.

È chiaro, comunque, come sottolinea Tiziano Treu, che vi siano delle situazioni che, invece, vanno affrontate direttamente: da un lato, gli esodati e gli esodandi che giustamente premono per un intervento strutturale che 'salvi' la loro assurda situazione; dall'altro, i precoci, perché è giusto, secondo l'ex ministro, che chi abbia iniziato a lavorare a 16-17-18 anni abbia la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e senza penalizzazioni. Insomma, si tratterebbe di riformare la legge Fornero anche nei principi: non una previdenza uguale per tutti e per tutte le situazioni, ma un sistema pensionistico che sappia adattarsi alle esigenze di ogni singolo lavoratore. In poche parole, la flessibilità va accolta, ma non data a tutti alla stessa maniera.

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