La legge di Stabilità 2016 appena approvata prevede la possibilità per i lavoratori che hanno superato i 60 anni, di lavorare part time in cambio del 65 per cento dello stipendio e del 100 per cento dei contributi ai fini pensionistici.

In attesa che il governo prenda in esame entro il 2016, come promesso, il tema della flessibilità dell’uscita dal lavoro e della pensione anticipata, l’unico provvedimento in materia inserito nella manovra riguarda una sperimentazione del part time agevolato per i lavoratori che hanno superato i 60 anni. A ricordarlo è stato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che, nel corso di un’intervista riportata dal quotidiano La Stampa, sottolinea l’importanza della misura adottata, utile ad agevolare l’assunzione di giovani.

Part time agevolato, quasi una pensione anticipata: chi può chiederlo

L’introduzione del part time agevolato è legato al tema del cosiddetto ‘invecchiamento attivo’ che il ministro Poletti ha così spiegato nel corso dell’intervista: ‘L’aspettativa di vita aumenta sempre di più, e con essa il periodo di attività lavorativa, ma non è possibile pensare che si possa continuare a lavorare a 60 anni con gli stessi ritmi che si avevano a 30’. Da qui, l’idea di favorire ritmi di lavoro ridotti per chi è vicino alla pensione in modo, nello stesso tempo, da favorire un ricambio generazionale nelle aziende.

La proposta contenuta nella legge di Stabilità, e che entrerà in vigore non appena saranno emanati i decreti attuativi, sarà accessibile ai lavoratori cui mancano meno di 3 anni dalla pensione (ricordiamo che dal 1° gennaio 2016 saranno 66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 anni e 7 mesi per le donne) ed hanno almeno 20 anni di contributi.

Come funziona il part time agevolato per gli over 60

I lavoratori che decideranno di avvalersi del part time agevolato potranno accordarsi con le aziende per una riduzione dell’orario di lavoro che potrà andare dal 40 a 60%, in cambio del 65% dello stipendio. Lo Stato si incaricherà di versare contributi figurativi per la quota di stipendio mancante, in modo che il lavoratore possa percepire una pensione pari al 100% di quella spettante se avesse continuato a lavorare a tempo pieno.

La misura introdotta con la legge di Stabilità ha carattere sperimentale e può contare su uno stanziamento di 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018, ma se l’idea dovesse funzionare, Poletti assicura che il governo è pronto a reperire altre risorse. Mentre a chi contesta l’eccessivo costo a carico dei privati, il ministro ricorda che bisogna considerare anche i minori costi del nuovo lavoratore assunto.