La posizione della Commissione Europea, contraria all’introduzione della flessibilità in uscita, ha avuto l’effetto di ravvivare il fuoco, mai spento, della discussione sulla riforma delle Pensioni.

Il ‘Rapporto sulla sostenibilità fiscale 2015’, infatti, nel capitolo dedicato al nostro Paese sostiene che i nostri conti sono in ordine, sempre che ci sia la ‘piena attuazione delle riforme del sistema pensionistico’, quelle, per intendersi, previste dalla Legge Fornero.

Un vera e propria bocciatura delle varie proposte di riforma delle pensioni che prevedono l’introduzione della flessibilità in uscita, tra cui quella del presidente dell’Inps, Tito Boeri, e quella del presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano.

E’ stato proprio Damiano a scagliarsi contro il veto della UE, sostenendo l’erroneità dei calcoli presentati dalla Commissione Europea, così come aveva già fatto nei confronti del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Damiano: ‘La flessibilità in uscita si può e si deve fare’

Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e deputato del Pd, è da sempre uno dei più agguerriti sostenitori dell’introduzione della flessibilità previdenziale in uscita, e non ha perso tempo per contestare le cifre della UE, facendo notare che il nostro è l’unico paese nel quale la spesa per le pensioni viene calcolata al lordo delle tasse che vengono pagate su di esse.

Se nel calcolare l’incidenza della spesa per le pensioni sul Pil si scorporassero i 43 miliardi di tasse, è la tesi di Damiano, si scenderebbe dal 15,3% al 10,7%, rientrando pienamente nella media europea.

Damiano ha colto l’occasione fornita dal veto della UE sulla modifica della riforma delle pensioni a firma Fornero per ricordare al premier Renzi la sua promessa di affrontare il tema della flessibilità in uscita nel 2016, stigmatizzando, inoltre, il silenzio dello stesso presidente del Consiglio di fronte agli attacchi provenienti da Bruxelles contro le ipotesi di riforma delle pensioni in campo.

‘La flessibilità in uscita si può e si deve fare’, ha dichiarato Damiano, anche perché il disegno di legge sulle pensioni che porta la sua firma, non solo è a costo zero per le casse dello Stato, ma consentirebbe l’ingresso nel mondo del lavoro di molti giovani attualmente disoccupati.

Non toccare la riforma Fornero, come ci chiede di fare l’Europa, vorrebbe dire, per effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita, arrivare fra 30 anni ad avere ‘persone che lavorano fino a 70 anni per mantenere figli e nipoti disoccupati a casa’.

Resta ora da vedere Renzi riuscirà ad imporre ai vertici europei una riforma delle pensioni ritenuta improrogabile da uno schieramento di forze politiche e sociali, sindacati in primis, mai apparso così compatto.