Tra le quattro fasi della mobilità dei docenti di ruolo, quella che trattiamo in questo articolo riguarda gli assunti entro il 2014/2015. La possibilità che un docente in servizio lontano da casa possa fare rientro nella provincia di residenza appare legata alla fortuna. Almeno questa è la considerazione che si ricava dopo la firma sull'accordo apposta dalle OO.SS al CCNL.
I docenti che vorranno presentare la domanda di trasferimento per tornare nella provincia di residenza originaria dovranno monitorare la situazione attentamente. Entriamo nel periodo di trenta giorni dalla firma degli accordi sulla mobilità entro il quale dovrà esserci la certificazione a cura del Mef e del dipartimento della Funzione Pubblica per passare poi il tutto al vaglio della Corte dei Conti per la registrazione. Il timing per presentare istanza è metà marzo con esito finale previsto per luglio.
Il punto B dell'articolo 6
La titolarità della Scuola, come previsto nel punto B dell'articolo 6, potrà essere mantenuta solo nel primo degli ambiti scelti dal docente.
Altrimenti saranno soggetti alla chiamata diretta perché, in caso non trovino posto nel primo, saranno collocati negli ambiti territoriali. Resta la facoltà agli interessati di presentare domanda di mobilità indicando un ordine di preferenza di scuola all'interno del primo ambito. Se dunque, ad esempio, un docente di ruolo in servizio a Latina volesse tornare nella provincia di Catania, potrà elencare nella domanda le scuole di preferenza di Randazzo e Giarre sapendo di finire nell'ambito territoriale nell'ambito 5/26. Per Adrano è il 6/26, per Ramacca il 7/26 e per San Gregorio di Catania l'8/26. Dunque sarà solo questione di fortuna.
La condizione per ottenere la scuola di preferenza
Dal momento che si potranno scegliere gli ambiti di diverse provincie anche in ordine di preferenza, la possibilità che la domanda venga accolta dipende dalla posizione in graduatoria occupata dal richiedente la mobilità.
Di conseguenza è il punteggio posseduto in graduatoria la discriminante per conservare la titolarità nella scuola prescelta. La scuola non esce rafforzata da questa riforma e l'accordo sulla mobilità contiene discriminazioni inaccettabili. Questa è la posizione di molti docenti cosiddetti “immobilizzati” che hanno già manifestato intenzione di proporre ricorso contro la perdita di titolarità di scuola negli altri ambiti.