Nell’ultima puntata di “Ballarò”, andata in onda martedì 23 febbraio 2016, si è affrontato il problema dei lavoratori precoci, ovvero di quei contribuenti che hanno iniziato a lavorare molto presto, ben prima del compimento della maggiore età e che vorrebbero andare in pensione avendo raggiunto, in anticipo, un numero considerevole di anni di contribuzione. Nello studio del programma televisivo era presente proprio una lavoratrice precoce, Paola Picca, di 59 anni, che ha iniziato a lavorare all’età di 14 anni in una maglieria. L'operaia, tra i vari lavori svolti, ha versato un totale di 39 anni di contributi, anche se gli anni di lavoro ammontano a 43 (alcuni anni sono andati persi perché il datore di lavoro non sempre ha effettuato il versamento).

Precoci: perché appoggiano la proposta di pensione anticipata di Damiano

Il pensiero dell’ospite in studio riassume ciò che chiedono tutti i lavoratori precoci: la certezza di poter andare in pensione dopo 41 anni di contributi versati. La via d’uscita potrebbe essere, pertanto, la proposta di Cesare Damiano. Di diverso avviso è Luigi Abete, presidente della Banca del Lavoro, che controbatte sull’aspettativa dei lavoratori di poter uscire anticipatamente dal lavoro, modificando le leggi attuali. “Il sistema pensionistico – attacca Abete – non permette una simile eccezione che va considerata nella sua complessità. Non possiamo favorire i lavoratori precoci permettendo a tutti di andare in pensione a 41 anni”.

Damiano sulle pensioni ai precoci: uscita con 41 anni di contributi

A fianco dei precoci si è schierato, apertamente, Damiano: “Quando parliamo dei 41 anni – ha affermato il presidente della Commissione lavoro alla Camera – vorrei ricordare che un tempo si andava in pensione con 35 anni di anzianità. Poi siamo passati a 40 anni, adesso bisogna averne almeno 41 e qualche mese per le donne e 42 e qualche mese per gli uomini.

In futuro occorreranno 45 o 46 anni: io dico che tutto questo è esagerato”. “Non possiamo permettere – ha concluso Damiano – che i pensionati di 70 anni debbano mantenere i propri figli ed i propri nipoti. Perciò chiediamo i 41 anni per tutti, perché anche in questo caso c’è un’aspettativa di vita che allunga troppo l’uscita dal lavoro e che non permette di liberare posti di lavoro per le giovani generazioni”.