La riforma delle Pensioni annunciata dal Governo Renzi potrebbe prendere in esame anche la questione dei ricongiungimenti dei contributi versati presso vari enti in vista della pensione. Col posto fisso ormai divenuto un miraggio, chi cambia o ha cambiato lavoro negli anni scorsi è scarsamente agevolato dal meccanismo pensionistico: cumularei contributi versati è diventata un’operazione onerosa e gli ultimi governi poco hanno fatto per cambiare le regole e risolvere il problema.

Cumulo pensioni, perché è a pagamento?

Continuare a fare orecchie da mercante significa che ogni anno parecchie migliaia di contribuenti non possono andare in pensione perché hanno versato anni di contributi sia all’Inps che ad altri enti previdenziali.

Il cumulo dei contributi per la pensione non è gratuito, ma ha un costo difficilmente sopportabile per la media dei lavoratori italiani, molto vicino al riscatto degli anni di corso universitari. Ma, a differenza del riscatto della laurea, i contributi per i quali si chiede il ricongiungimento sono stati già versati. Cumularli significherebbe pagare una seconda volta. In caso contrario quei contributi andrebbero in parte persi a favore degli enti previdenziali. La questione è diventata di stretta attualità: Maria Luisa Gnecchi del Partito democratico ha annunciato che tra qualche giorno verrà richiesta un’audizione all’Inps, mentre i sindacati confederali sono sul piede di guerra contro il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

Riforma pensioni, quanto costa il ricongiungimento?

Pagare per ricongiungere i contributi è un’anomalia del sistema previdenziale che risale al 2010. Fino a quell’anno, infatti, il ricongiungimento non era a pagamento se non per l’Inpdap, ovvero per i dipendenti del pubblico impiego e per quegli enti che garantivano un rendimento superiore a quanto dovuto.

L’onerosità del ricongiungimento è stata decisa dal Governo Berlusconi con la legge numero 122/2010 per dare seguito a quanto stabilito dalla Corte di giustizia europea che aveva imposto il pensionamento delle donne a 65 anni: con l’età pensionabile delle contribuenti a 60 anni, si temeva una fuga delle dipendenti statali che avevano anche anni di lavoro nel privato.

Attualmente ricongiungere i contributi ha un prezzo variabile: il Corriere della Sera stima tale onere da alcune decine di migliaia di euro fino ad arrivare, in alcuni casi, anche a 100 mila euro. Scoraggiante.