Con il messaggio numero 1130 dell'11 marzo scorso, l'Inps ha reso noto l'indice di rivalutazione delle Pensioni degli italiani per il 2016 che si calcola suicontributi versati nel 2014. La notizia più importante per le tasche dei pensionati è che l'indice di rivalutazione di quest'anno è pari ad appena 1,005058, tasso ottenuto dalla media degli ultimi cinque anni dell'intero montante contributivo calcolato dall'Istat. In altri termini, ogni 1.000 euro di contributiche ilavoratori hanno versato nel 2014, la rivalutazione nel 2016 è di appena 1.005 euro.

La magra rivalutazione delle pensioni dipende dall'introduzione del meccanismo contributivo dalla riforma Dini nel 1995, da tre fattori che esaminiamo nel dettaglio.

Rivalutazione pensioni 2016: retribuzioni, montante e coefficiente di trasformazione

L'aggiornamento dellepensioni dipende dalle retribuzioni, dalle aliquote di computo e dai coefficienti di trasformazione. Sulla retribuzione dei lavoratori viene applicata la detrazione dei contributi (aliquota di computo) pari al 33 per cento per i dipendenti, al 23,1 per cento per i lavoratori autonomi ed al 31 per cento per i lavoratori con contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Il montante contributivo, dunque, non è altro che la percentuale di retribuzione detratta per i contributi che si rivaluterà ogni fine di anno.

Ovvero al risultato andrà applicata la percentuale del tasso di capitalizzazione calcolato dall'Istat e che prende in considerazione la variazione media del Pil degli ultimi cinque anni.

Nel momento in cui il contribuente va in pensione, al montante rivalutato viene applicato il coefficiente che lo trasforma in assegno pensionistico.

Tale coefficiente (di trasformazione), variabile in base all'età in cui si va in pensione e all'aspettativa di vita, per il 2016 è nettamente in diminuzione: al lavoratore che va in pensione a 60 anni, sarà applicato il coefficiente pari a 4,589 per cento. Se lo stesso lavoratore resistesse sul lavoro fino a 62 anni, il coefficiente da applicare sarebbe del 4,856 per cento, a 67 anni si arriva al 5,7 per cento.

Ma l'andamento in caduta dei coefficienti non incoraggia a lavorare di più: il sacrificio dirimanere sul posto di lavoro più annisperando di ottenere un coefficiente più alto può essere vanificato da una nuova discesa del coefficiente stesso che può avvenire negli anni successivi.

Pensioni e andamento del Pil

Anche perché l'incertezza del Pil non permette di fare previsioni ottimistiche e, in qualche anno, produce andamenti addirittura negativi. Nel 2015, per il calcolo del montante contributivo sui contributi versati nel 2013, il Pil influìaddirittura sfavorevolmentesulla rivalutazione con un tasso pari a -0,998. Ciò equivale a dire che chi al termine del 2013 aveva un montante contributivo di 10 mila euro, aveva nel proprio salvadanaio Inps 9.980 euro.