Pensioni, eppur si muove. Le novità riguardano le parole di Cesare Damiano, che ha chiesto a Matteo Renzi un confronto per discutere sugli interventi da adottare per la flessibilità in uscita. Il numero 1 della commissione Lavoro alla Camera ha applaudito alle recenti dichiarazioni del premier, che è tornato a parlare della riforma previdenziale, fissando però alcuni paletti importanti. Ad esempio, Damiano non è d'accordo con Renzi quando dice che occorre trovare un punto di equilibrio in riferimento a chi va in pensione con il retributivo. Per l'ex ministro del Lavoro,il ricalcolo non si può fare, sottolineando come sia arrivato il tempo di smetterla di far passare il messaggio che coloro che sono andati in pensione con il retributivo abbiano rubato qualcosa.

Dichiarazioni forti da parte di Damiano, che non si esauriscono su questo punto. L'onorevole del Pd si è augurato che le ultime promesse non vengano nuovamente disilluse, riferendosi alla spesa per l'estensione del bonus degli 80 euro, una spesa che ammonta a 3 miliardi e 600 milioni di euro all'anno.

Damiano e il tavolo di confronto con Renzi

Riforma pensioni, l'ennesima apertura di Damiano a Renzi. Non si contano più le volte che nel corso del 2016 l'esponente dem ha invitato il capo del governo a sedersi insieme ad un tavolo e discutere sulla riforma previdenziale. L'ha rifatto anche nei giorni scorsi, una nuova richiesta all'indomani della 'bomba' degli 80 euro a chi prende la pensione minima.

Un tavolo di confronto per discutere sulla flessibilità in uscita, discutere sulle proposte più interessanti per apportare le necessarie modifiche alla legge Fornero, anche se c'è chi crede che la Fornero in realtà non sia da modificare e non sia da buttar via, quasi come se vivesse in un altro Paese, senza conoscere le manifestazioni dei sindacati e la rabbia di diverse classi di lavoratori italiani, tra cui i precoci, con quest'ultimi che rappresentano soltanto la punta degli iceberg.

Damiano ci ha nuovamente riprovato, ricordando a Renzi che dal 2013 è depositata una proposta da parte dei parlamentari dei Pd, una proposta che racchiude quella che è stata ribattezzata come quota 97, che permette al lavoratore di chiedere di andare in pensione a 62 anni con almeno 35 anni di contributi, a fronte di una penalizzazione che, qualora si chiedesse l'uscita 4 anni prima, sarebbe nell'ordine dell'8 percento.

Non soltanto quota 97 però, ma anche quota 41, che è diventato un po' il mantra dei lavoratori precoci, 41 anni di contributi per andare in pensione senza penalizzazione sull'assegno pensionistico indipendentemente dall'età anagrafica, un punto di equilibrio che dovrebbe mettere d'accordo un po' tutti, ma che invece ancora non viene discusso. Se ne discuterà durante la prossima legge di Stabilità? Come ha riferito Damiano un paio di giorni fa, si corre il rischio che il tema delle pensioni non venga affrontato nemmeno quest'anno se nel Def il governo non inserirà questo punto. Ha ragione allora Zanetti, quando dice, in riferimento al bonus di 80 euro, che le priorità sono altre? Zanetti ricordiamo che da poco è stato promosso alla carica di viceministro dell'Economia, con Padoan che nelle ultime ore ha elogiato il sistema pensionistico italiano. Voi che cosa ne pensate? Credete che Renzi abbia parlato delle pensioni minime soltanto perché si stanno avvicinando le elezioni amministrative di maggio e giugno?