C’è fermento continuo nel mondo della Pubblica Amministrazione, soprattutto dopo che la riduzione dei comparti ha avuto la sua parola fine. I Comparti sono passati da 11 a 4, o meglio a 5 se si considera tale anche quello piccolo dei dipendenti della Presidenza del Consiglio. Per i sindacati, la fine di questa rivoluzione, toglie alibi al Governo, che adesso non ha più scuse e sarà costretto a sedersi al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto. Da notizie che trapelano, ferme restando le cifre stanziate in Stabilità, cioè 300 milioni, sembra che l’aumento e quindi la divisione di questi 300 milioni, non sarà uguale per tutti i dipendenti.

Finita la discussione sui comparti, nessuno ha più alibi

Il lavoro dell’ARAN, l’agenzia incaricata dalla Madia per trattare su più campi, le problematiche del lavoro nella Pubblica Amministrazione, negli ultimi tempi era incentrato sulla riduzione dei comparti. Il famoso rinnovo, sancito dalla Corte Costituzionale quando bocciò la Legge Fornero ed il suo blocco della perequazione per gli stipendi degli statali, è ancora fermo. Il Governo ha sempre sottolineato come andasse prima risolta l’annosa questione dei comparti (era una idea del Ministro Brunetta del Governo Berlusconi). Per i sindacati, come dicevamo, la chiusura sui comparti non concede più tempo al Governo, che deve immediatamente provvedere ad esaudire la pronuncia della Consulta.

A dire il vero, adesso neanche i sindacati avranno alibi, perché la riduzione dei comparti ha limitato i tavoli dove si discute di stipendi perché riducendo i comparti, si riducono anche le sigle sindacali presenti tra i lavoratori. Infatti, l’accordo sui comparti ha dato 30 giorni di tempo ai sindacati di ridiscutere le deleghe, cioè gli ha dato tempo di prevedere fusioni ed alleanze tra sigle, in modo tale che anche quelle piccole, che erano presenti solo in alcuni comparti, possano restare vive, fondendosi tra loro per arrivare al 5% necessario per avere parola.

I 300 milioni e come potrebbero essere ripartiti

Dai 30 giorni non si sfugge e probabilmente, proprio dal prossimo mese di maggio, le trattative sul rinnovo dovrebbero partire spedite. Le cifre restano sempre le stesse cioè 300 milioni stanziati dal Governo in Stabilità. C’è una piccola ma flebile speranza che nel documento di Economia e Finanze che il Governo dovrebbe varare il 10 aprile, queste cifre vengano implementate, ma nulla di certo.

Per i sindacati 300 milioni da dividere tra gli oltre 3 milioni di dipendenti vittime del blocco,è una manci,perché si tratterebbe di una decina di euro al mese di aumento. Questo però, se lo stanziamento fosse diviso in parti uguali tra i lavoratori. Il Governo, attraverso l’ARAN fa trapelare una realtà diversa da quella contestata dai sindacati. Innanzi tutto, la Madia ha sempre confermato la volontà dell’Esecutivo di ampliare le somme di aumento, con prossimi futuri interventi, legati allaipotetica ripresa economica Nelle ultime ore inoltre, trapela la volontà del Governo di dividere i 300 milioni, non in parti uguali tra i lavoratori, ma in base a criteri legati al reddito ed alla produttività.

Immaginiamo che ciò significherà che a qualcuno verranno elargiti aumenti abbondanti, mentre ad altri, partendo da 10 euro al mese, forse neanche quelli. La Corte Costituzionale però non sancì questo, considerò vittime tutti quelli vessati dal blocco. Non vorremmo che ad una norma incostituzionale, si aggiunga un intervento altrettanto incostituzionale.