Da anni a questa parte, i Governi che via via si sono succeduti hanno “giustificato” i balzi in avanti in termini di requisiti per la pensione, siano essi anagrafici che contributivi, con la storia dell’aspettativa di vita. In termini pratici, come aumentava l’età media degli italiani, di pari passo si innalzavano le soglie per uscire dal lavoro e andare in pensione. Adesso però c’è una notizia in controtendenza, cioè, secondo una analisi di tecnici e statistici dell’osservatorio Osservasalute”, l’aspettativa di vita è in calo. Se dal punto di vista pratico, la notizia che in media si vivrà di meno è negativa, dal punto di vista pensionistico si spera che diventi positiva, ma non è esattamente così.

Come ha influenzato le pensioni l’aumento della stima di vita

A gennaio del 2016 c’è stato un ennesimo colpetto alle Pensioni perché l’età anagrafica con cui si potrà raggiungere la pensione di vecchiaia è passata da 66 anni e 4 mesi a 66 anni e 7 mesi. Anche quella di anzianità, o anticipata come si chiama oggi è aumentata di 3 mesi fissando l’asticella a 42 anni e 10 mesi. I 3 mesi di aumento sono il risultato di 3 mesi di aumento di aspettativa di vita secondo gli aggiornamenti di gennaio. Quando si parla di requisiti pensionistici in proiezione, cioè per gli anni a venire, già si tiene conto di questo parametro legato alla stima di vita e proprio alla luce di questo, pessimisticamente si tende a continuare ad alzare le soglie oltre i 43 anni di versamenti ed oltre i 67 anni di età, già dal 2019.

La notizia che la vita media si è accorciata quindi toglie questa sorta di “alibi” a chi (il Governo) è al lavoro per la riforma delle pensioni. Questo almeno è nella speranza di tutti gli italiani, sia i prossimi alla pensione che i giovani, le cui notizie sulle pensioni future sono a dir poco allarmanti.

Pensione sopra i 67 anni

Nonostante ciò che si può pensare, dal punto di vista pensionistico e quindi dal punto di vista dei requisiti, probabilmente cambierà poco. Infatti, fino al 31 dicembre 2018, le soglie sono quelle di quest’anno come già largamente previsto. Dal 2019 poi, in base alla stima in proiezione, si pensava di aumentare di altri 4 mesi le sogli utili e poi, dal 2021 di 3 mesi ogni biennio.

La proiezione conclude che a metà del secolo, si dovrebbe andare in pensione a 70 anni di età e a 46 anni di contributi versati. Con la novità dell’osservatorio, tutto dovrebbe venire ricalcolato, si spera al ribasso. In ogni caso però, i legislatori hanno previsto, con la Legge di Stabilità 2012 (il Governo Monti e la Fornero) che a partire dal 2021, quindi in netto anticipo rispetto alle ipotesi che parlavano di 2026, non si potrà andare in pensione di vecchiaia ad un’età inferiore a 67 anni compiuti. Il nome di questo vincolo è clausola di garanzia e anche nella malaugurata ipotesi che si continui con il calo della stima di vita, entro il 31 dicembre 2019 è già previsto un decreto che ratifichi la clausola.

Un po’ per i diktat provenienti da Bruxelles ed un po’ come alibi “sempre verde”, i nostri Governi hanno già messo le mani avanti. Questo in attesa di una riforma che più giorni passano, più diventa necessaria.