Probabilmente questa è la volta buona, finalmente il tema Pensioni, dopo anni di promesse ed ipotesi, verrà affrontato dal Governo. A darne notizia tramite un intervista al quotidiano nazionale, IlMessaggero, è Tommaso Nennicini, sottosegretario e tecnico di fiducia del Premier Matteo Renzi. Nennicini ha elencato i tre interventi che il Governo pensa di mettere in piedi e subito si sono avute le reazioni positive di chi, come Damiano, auspicavano una proposta da parte dell’esecutivo.
Le tre linee di intervento del Governo
Per carità, di ufficiale ancora niente, ma le parole del sottosegretario sono eloquenti sul campo di azione del Governo.
Secondo Nennicini, esistono i lavoratori (probabilmente molte più donne) che vogliono dedicarsi ad altro, tipico esempio, le nonne che accudiscono i nipoti e che quindi auspicherebbero l’uscita dal lavoro anche a costo di rimetterci qualcosa sulla pensione futura. Poi ci sono le aziende che vogliono riassestare e ringiovanire il loro organico di dipendenti e che quindi sarebbero favorevoli a mandare in pensione i dipendenti più anziani a favore di nuove assunzioni di forze fresche, sempre nell’ottica del turnover e della staffetta generazionale. Infine ci sono i lavoratori vittime della crisi, quelli che si trovano ad aver perduto il lavoro e nello stesso tempo, senza i requisiti necessari per la pensione.
Per tutte queste tipologie di lavoratori, la pensione anticipata potrebbe essere una soluzione. Secondo Damiano, tutto bene, la proposta di partenza è già una grande cosa, anche se il Presidente della Commissione inserirebbe anche l’ottava salvaguardia, l’estensione di opzione donna, la ricongiunzione a pagamento e gli usuranti.
Per il Governo, si potrebbe iniziare a discutere di un intervento che deve coinvolgere oltre che Governo ed INPS, anche il settore assicurativo e bancario.
La caccia alle coperture e l’utilizzo del prestito bancario
Il problema fondamentale è sempre lo stesso, le coperture finanziarie che a vederla tutta, non ci sono. Una operazione di questa portata, nonostante penalizzazioni per i pensionati, costerebbe oltre 10 miliardi di euro.
Da Bruxelles non passa giorno che non si dicano preoccupati per il debito di diversi stati membri, tra cui ci siamo anche noi. La richiesta di maggiore flessibilità sugli accordi presi in sedi Comunitarie, presentata dal Governo ai vertici della UE, probabilmente sarà respinta al mittente. Quindi bisognerà cercare vie alternative ed autonome. Ipotizzando che la penalizzazione del 2% prevista per ogni anno di anticipo sulla pensione, sarà quasi sicuramente aumentata al 4%, una soluzione che in queste ultime ore pare abbia preso il sopravvento sulle altre è quella di rivolgersi alle banche. In parole povere, le pensioni anticipate sarebbero finanziate dalla banche, che di fatto presterebbero soldi ai pensionati attraverso l’Inps, che in questo caso fungerebbe da garante.
Il pensionato una volta raggiunti i requisiti per la pensione, restituirebbe con trattenute mensili sulle pensioni, quanto preso in anticipo. Si valuta anche l’inserimento, tra i soggetti interessati, anche delle società assicurative che coprirebbero il rischio morte, soprattutto per i prepensionamenti da erogare ai disoccupati senza pensione. Probabilmente il prossimo mese il Governo dovrebbe uscire con un documento ufficiale da presentare al tavolo della discussione. Il dubbio è come farlo accettare ai lavoratori, che dopo aver versato anni di contributi, adesso sono chiamati a chiedere la pensione in prestito.