I lavoratori precoci, gli esodati e le donne non intendono arrendersi alle modifiche minime sulla riforma Pensioni annunciate dal Governo Renzi. La direzione verso cui pare muoversi l'esecutivo è quella della misura ormai nota come APE, assegno anticipato. La flessibilità in uscita al momento sembrerebbe ideata per aiutare quei "poveri sfigati", come li ha definiti Renzi nel suo 'Matteo Risponde', nati tra il 51 e il 53 rimasti maggiormente colpiti dalla Riforma Fornero e dal brusco innalzamento dei requisiti richiesti per accedere alla quiescenza.

Le penalizzazioni a vita sull'assegno pensionistico ultimo dovrebbero variare tra il 2-3% per coloro che hanno una pensione inferiore ai 1500 euro lordi mensili, del 5-8% per coloro che hanno una pensione superiore ai 1500 euro lordi mensili. La misura non soddisfa i lavoratori, tanto meno i precoci che il 19 maggio scenderanno in piazza a Roma per chiedere la Quota 41, gli esodati che si batteranno per ottenere l'ottava e definitiva salvaguardia e le donne, che vorrebbero l'opzione donna divenisse una misura strutturale.

La richiesta dei precoci

Moreno Barbuti iscritto al gruppo 'lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti' ha scritto sulla pagina ufficiale Facebook del partito democratico un lungo post a Renzi e all'esecutivo tutto: "41 anni di lavoro e dei relativi versamenti contributivi devono bastare per potersi ritirare, sono tanti, tantissimi, solo il pensiero di doverli lavorare tutti fa un certo effetto".

Le risposte purtroppo non sono mai soddisfacenti, dice Moreno, il riferimento è ovviamente alle promesse non mantenute e all'APE da poco 'spacciata' come la nuova soluzione per la flessibilità in uscita. C’era comunque da aspettarselo, dice amareggiato il lavoratore precoce, in quanto, aggiunge si sta eludendo il vero problema con soluzioni marginali e l'età della pensione si allontana fino a coincidere quasi con quella della morte. La richiesta è chiara: i lavoratori precoci non accettano in alcun modo l'APE, anche Damiano si è detto favorevole alla flessibilità in uscita con penalizzazioni, ma contrario al prestito, e incalzano il Governo affinché passi il DDl 857 comprensivo della quota 41.

Esodati e donne in piazza per rivendicare i propri diritti

I lavoratori esodati chiedono invece venga concessa l'ottava ed ultima salvaguardia, solo questa misura inserita nella prossima legge di Stabilità, potrebbe risolvere definitivamente il loro dramma previdenziale. Mentre le donne confidano nel 'contatore' e bel fatto che i risparmi vengano poi realmente utilizzati per le successive proroghe. In attesa di sapere se potranno godere dell'opzione donna le lavoratrici dell'ultimo trimestre 57-58 rimaste beffate per pochi mesi dalla legge si stabilità e le iscritte al gruppo 'proroga opzione donna 2018' che chiedono, invece, l'opzione donna divenga una misura strutturale. Una libera scelta, pagata dalle lavoratrici, che andrebbero in pensione con un assegno calcolato interamente su base contributiva.

Le lavoratrici pochi giorni fa hanno ottenuto l'appoggio anche dell'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero. Alcune rappresentanti del gruppo si sono recate al convegno “Incontro/dialogo con singoli e/o rappresentanti di associazioni sulla riforma pensionistica del 2011 e sulle possibilità di revisione della stessa”, presso la Scuola di Management ed Economia di Torino, organizzato dalla Prof.ssa Fornero che ha affermato che, se disponibili le risorse economiche, sarebbe giusto effettuare interventi sulla flessibilità in uscita proprio su Opzione Donna e sui precoci, ma in modo temporale.