Era attesa con impazienza da tutti una proposta del Governo sul tema della riforma delle Pensioni. I cittadini, vecchi e giovani, i vessati dalla Legge Fornero e molti esponenti politici, primo tra tuti Damiano, chiedevano al Governo di formulare una prima ipotesi di riforma previdenziale su cui iniziare a lavorare. Qualche giorno fa, il sottosegretario Nennicini ha elencato i punti di intervento su cui sta lavorando il Governo. Adesso, se la notizia, da un lato, è positiva perché dimostra come il Governo abbia finalmente messo tra le priorità la modifica alla Legge Fornero, dall’altro, lascia molti dubbi perché il sistema previsto non è di quelli classici.
Adesso si pensa di far entrare in gioco anche le banche e le assicurazioni, con innumerevoli punti interrogativi, soggetti che rischiano l’ennesima penalizzazione e criticità varie.
Pensione anticipata? Si ma in prestito
Il piano del Governo sulla flessibilità in uscita sembra abbastanza chiaro perché se si farà, sarà un provvedimento che deve costare poco o niente alle casse pubbliche. Per questo si lavora sul concedere l’uscita anticipata dal lavoro, a scelta del lavoratore, a partire dai 63 anni. La tutela dei conti pubblici sarebbe garantita in primo luogo da penalizzazioni di assegno pensionistico per i lavoratori che dovrebbe essere superiore al 2% previsto inizialmente, per ogni anno di anticipo.
Inoltre, il surplus di spesa immediato, quello che servirà per far fronte al pagamento di queste pensioni che oggi non sono previste, verrà fornito dagli istituti di credito. Saranno le banche infatti, ad anticipare la moneta che serve per permettere ai lavoratori di scegliere quando uscire dal lavoro. Lo Stato sarà solo garante delle somme che le banche riceveranno indietro, quando il pensionato in anticipo, otterrà la pensione vera e propria, cioè, per l’anticipo massimo, dopo tre anni.
Problemi evidenti della proposta
Ragionando senza particolari tecnicismi, sembra che il lavoratore, per anticipare di qualche anno la pensione, debba sottoscrivere una cessione del quinto della pensione, come per qualsiasi normale finanziamento. Si valuterebbe anche di estendere tutto il meccanismo anche agli over 55, quelli che non lavorano e che non hanno i requisiti per la pensione.
Immaginiamo che le banche, oltre che la garanzia della futura pensione, chiederanno anche polizze assicurative sul caso morte, soprattutto per questi ultimi che andranno in pensione a distanza di parecchi anni. Il prestito erogato poi, dovrebbe essere restituito anche con gli interessi per l’anticipo e la dilazione. La salvaguardia dei conti pubblici sarebbe totale, ma molti lavoratori verrebbero penalizzati di nuovo. I dubbi sono legittimi perché più che una pensione anticipata, essendo un prestito tra cittadini e privati (le banche), non è da escludere che a qualcuno possa venire rifiutato l’anticipo per evidente rischio di insolvenza. Poi ci sono le questioni tecniche come quella contributiva, perché non è chiaro se i tre anni di anticipo verranno coperti da contributi figurativi.
In caso contrario, al lavoratore verrebbe anche penalizzata la futura pensione per via dei tre anni mancanti di contributi. I problemi non finiscono qui, perché sembra si voglia finanziare quota 100 con le stesse modalità. Già c’è scetticismo su questa pensione anticipata col meccanismo dell’età anagrafica sommata all’anzianità contributiva perché penalizzerebbe ancora di più i precoci. Quota 41 auspicata proprio dai precoci, sembra ormai cestinata, così come la quota 100 renderebbe inutile, secondo il Governo, l’ottava salvaguardia esodati.