Mentre l'anno scolastico sta volgendo al termine, sono tante, probabilmente troppe le incognite che cominciano a pesare non poco su quello che succederà a settembre. Uno dei nodi più importanti da sciogliere è quello legato alla chiamata diretta dei docenti, una questione che dovrà essere definita attraverso una sequenza contrattuale post legem.

Ultime news scuola, martedì 24 maggio 2016: chiamata diretta, confronto rinviato di una settimana

Come fa sapere il numero odierno dell'autorevole quotidiano economico 'Italia Oggi', l'incontro avvenuto ieri, lunedì 23 maggio, tra le rappresentanze sindacali e i vertici del Miur è terminato con un nulla di fatto: probabilmente, le parti ne riparleranno martedì prossimo, 31 maggio, in occasione di un altro confronto riguardante le assegnazioni.

Dal fronte sindacale, spunta un timido ottimismo sulla possibilità che il Miur possa aprire un dialogo, soprattutto sul piano politico come auspicato nei giorni scorsi: Pino Turi di Uil Scuola ha sottolineato come sia interesse dell'amministrazione arrivare ad un accordo viste le scelte sbagliate che si sono compiute in passato mentre Lena Gissi ritiene che ci possano essere i presupposti per 'aprire un ragionamento, uno spiraglio' per il confronto.

Sindacati: 'Ministro Giannini, lo sciopero non è indice di rassegnazione'

I sindacati intendono mettere la questione sul tavolo politico soprattutto perchè ritengono che il governo abbia tutto l'interesse a lanciare un segnale distensivo a tutto il personale scolastico, proprio a ridosso delle elezioni amministrative.

Nonostante lo sciopero sia stato deludente sul piano della partecipazione popolare (la percentuale di adesione non è riuscita nemmeno a toccare il dieci per cento), i sindacati hanno lanciato un messaggio al Miur: 'Il ministro Giannini non si illuda che il risultato magro dello sciopero rappresenti un indicatore di una scuola che si è convinta della riforma - ha ribadito Lena Gissi.

In ogni caso, le probabilità che il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, possa concedere il suo benestare per un dietrofront sulla chiamata diretta appaiono veramente irrisorie: sarà molto difficile che il governo possa prendere in considerazione l'ipotesi di una graduatoria da cui chiamare il docente d'ufficio, invece di concedere tale potere al dirigente scolastico.