Come riporta il noto quotidiano Economico Finanziario, “Il Sole24Ore”, oggi, 28 giugno, inizia una nuova settimana di lavoro su quello che è diventato tema centrale del dibattito politico e sindacale, l’anticipo pensionistico. L’APE ormai sembra essere un provvedimento già pronto per essere lanciato nel palcoscenico della Previdenza Italiana, ma come più volte ripetuto, ha bisogno di essere sistemato. Inoltre ci sono da valutare anche alcune proposte ed idee che anche se difficilmente realizzabili, possono dare spunto per alcuni cambiamenti nell’APE del Governo.
Le ultime di Damiano
Damiano ieri è tornato sull’argomento, sponsorizzando per l’ennesima volta la sua proposta, quella del DDL 857 che tanto piace anche ai lavoratori. Secondo il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Renzi dovrebbe iniziare ad attuare provvedimenti veri sul tema previdenziale, magari sposando il suo disegno di Legge. Nel medio-lungo periodo, la sua proposta porta ingenti risparmi per le casse statali, a tla punto da riuscire a pareggiare le perdite immediate che scaturirebbero dagli anticipi concessi. Uscita a 62 anni, quindi un anno prima dell’APE, con penalizzazioni crescenti in base agli anni di anticipo, ma calmierate all’8% e non appena si arriva a 35 anni di contributi versati, questo in sintesi quello che propone Damiano.
Inoltre ci sarebbe la famosa quota 41, cioè il permettere ai lavoratori che raggiungono quella soglia di contributi versati, di lasciare il lavoro senza limiti di età e senza subire danni sotto il segno della penalizzazione di assegno. Provvedimenti che porterebbe un vantaggio notevole per i lavoratori attuali e per quelli futuri.
Infatti, consentire le uscite in questo modo, farebbe scattare da subito il ricambio generazionale, il cosiddetto turnover, con nuove forze lavoro in sostituzione di quelle vecchie e collocate in quiescenza. Senza considerare che far entrare nel lavoro i giovani che oggi stentano a trovarlo, aiuterebbe ad abbassare la disoccupazione e ad evitare il rischio che le nuove leve debbano aspettare oltre 70 anni per le Pensioni future.
Il Governo apre ai correttivi?
Come dicevamo, oggi riprendono i lavori sul capitolo previdenziale in vista dei futuri incontri Governo-Sindacati già messi in agenda. La partita va chiusa in tempo utile per la manovra di autunno, per la presentazione della Legge di Stabilità da presentare ad ottobre. Cosa ci si può aspettare dalla nuova settimana? Per carità, nessuno può ottimisticamente pensare che il Governo cambi rotta e lasci da parte l’APE con tutte le sue problematiche relative al prestito pensionistico che ne è suo fattore predominante. Il Governo su questo è stato chiaro, sottolineando come questa sia l’unica via possibile per concedere la flessibilità in uscita ed evitare uscite eccessive per le casse dello Stato.
Quindi si tratta solo di sistemare alcuni nodi dell’APE, attraverso la creazione di detrazioni fiscali che abbattano il costo delle rate per le fasce più deboli e abbattendo i costi assicurativi per le polizze necessarie per garantire le Banche erogatrici della pensione in prestito, nel caso di prematura (ma ad 87 anni l’aspettativa di vita dice che prematuro è un eufemismo)morte del pensionato indebitato. Il Governo però è aperto ad altre problematiche che sicuramente, anche se non faranno parte della struttura portante dell’APE, verranno affrontate in Stabilità. Le ricongiunzioni onerose potrebbero essere abolite, rendendole gratuite, con enormi vantaggi per i lavoratori con attività discontinue e con frequenti cambi di cassa previdenziale.
Oggi infatti molti che hanno anche oltre 42 anni di contributi, non possono uscire dal lavoro perché chiamati a ricongiungere contributi a pagamento, con cifre che a volte hanno molti zero. Oggi l’incontro che stranamente è previsto a porte chiuse, verterà anche sulle indicizzazioni delle pensioni, quelle relative alla sentenza della Consulta sul blocco della Fornero.