Il modello 730 ormai è prossimo alla scadenza, così come il modello Unico, anche se ne è stata posticipata per qualcuno la data di pagamento delle imposte, ormai è in dirittura di arrivo. La ricerca delle spese da scaricare in uno dei due modelli fiscali, a seconda di quello che si vuole o si può utilizzare è prassi comune in quei contribuenti che mirano ad ottenere uno sconto fiscale, a ridurre l’imposta da pagare fino anche ad ottenere un rimborso dal Fisco. Questa possibilità è negata ai cosiddetti incapienti, soggetti che hanno redditi talmente bassi da non poter scontare l’imposta perché a loro non si applica.

Qualsiasi spesa abbiano questi soggetti, sanitaria, assicurativa, interessi sui mutui e così via, possono portarla in detrazione nel 730 o Unico, ma questa azione non avrà effetto perché non ci sono ritenute Irpef da scontare. Una sentenza della cassazione però concede ad alcuni la possibilità di non perdere quello che a tutti gli effetti è un credito nei confronti del Fisco.

10 miliardi di detrazioni e deduzioni non godute

Statistiche alla mano, secondo l’Agenzia delle Entrate, sono 10 miliardi le detrazioni per spese sostenute ogni anno che i contribuenti non utilizzano perché incapienti. Nel caso di un contribuente singolo, non c’è niente da fare, questo credito rimarrà inutilizzato per sempre proprio perché non c’è imposta da scontare.

Diverso il caso di un soggetto coniugato anche se non fiscalmente a carico del marito nonché coniuge dichiarante. In aiuto a questa fattispecie di situazione, lo scorso aprile la Corte di Cassazione ha stabilito come sia legale che il coniuge con reddito elevato e con imposte da pagare, utilizzi il credito dell’altro coniuge incapiente in forma di conguaglio.

Quindi, anche se, per esempio, la moglie pensionata al minimo e magari con redditi immobiliari non risulti fiscalmente a carico del marito, potrà cedere a quest’ultimo il credito Irpef in modo tale che venga scaricato dal congiunto.

Effetti della sentenza

La Cassazione come dicevamo ha di fatto sbugiardato la Commissione Tributaria che dichiarava illegittimo l’utilizzo di un credito Irpef di un soggetto non a carico per scontare il correlativo debito fiscale.

La sentenza della Cassazione, depositata lo scorso 29 aprile adesso aspetta l’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate che ad oggi non è ancora arrivata. Con l’ormai approssimarsi delle scadenze o della presentazione, nel caso del 730 oppure del pagamento delle imposte, per l’Unico, la necessità di una risposta rapida da parte del Fisco a questa evidente anomalia è necessaria. La situazione genera sicuramente caos nei contribuenti perché non è ben chiaro come comportarsi e quindi sarebbe auspicabile una pronta replica da parte delle Entrate.