Sulla responsabilità professionale la casistica giurisprudenziale è molto articolata, dato che investe i vari profili dell’attività che i legali si impegnano a svolgere e i relativi errori. L’obbligazione che l’avvocato assume infatti riguarda sia la fase di una 1^ disamina della questione, sia la fase di una vera e propria gestione delle difese più idonee a raggiungere lo scopo, anche se egli non è tenuto sempre a conseguire un risultato positivo. La rassegna di decisioni su cui la Cassazione si è pronunciata quest’anno riguardano infatti la qualità dell’attività dell’avvocato che deve però garantire un grado di diligenza e professionalità propria di un operatore qualificato.

È quindi lo stesso professionista che è tenuto chiaramente a verificare in primis se le istanze del cliente sono fondate sul piano giuridico e se vale la pena fargli spendere denaro in un giudizio il cui esito potrebbe essere infausto.

Casistica sui diversi tipi di errori professionali

In questo senso gli deve sconsigliare il proprio cliente dall’intraprendere quelle che possono essere definite “cause perse” in partenza. Il cliente deve quindi essere messo al corrente sui rischi di insuccesso e sui costi che si dovranno sostenere. Una scelta processuale errata è addebitabile infatti solo all’avvocato, anche se tale scelta ha ricevuto un espresso consenso del cliente. Per cui il legale non è esente da colpa professionale dopo che ha esibito l’atto firmato dall’assistito che dimostra la piena consapevolezza di quest’ultimo circa un’azione temeraria.

Occorre ricordare comunque che esiste un’eccezione a tale regola, come espresso dalla Cassazione con la recente sentenza n.2954/16. Secondo gli Ermellini la responsabilità dell’avvocato deve ritenersi attenuata (in quanto sussiste solo per dolo o colpa grave) in tutte quelle ipotesi in cui la prestazione a lui richiesta comporti la soluzione di problemi di particolare complessità.

I giudici di legittimità hanno infatti sottolineato che in tali casi l’avvocato può essere assolto, anche se ha commesso un errore, legato appunto ad condotta errata dovuta alla complessità del caso.

Ecco perché è stato introdotto l’obbligo di stipulare un’assicurazione professionale. Tale polizza è destinata a coprire ogni tipologia di danno causato in ragione dell'attività professionale e deve estendersi a terzi estranei alla stessa attività, anche per "colpa grave".

Il ministro della Giustizia infatti ha predisposto uno schema del decreto che dà attuazione all'articolo 12 della legge professionale forense. Al momento la bozza di decreto è in consultazione presso il Cnf che formulerà il relativo parere. Ricordiamo che l'obbligo di stipulare una polizza assicurativa è inoltre una condizione indispensabile per rimanere iscritti all'albo

Doveri in tema di prove e obblighi di correttezza

Gli Ermellini hanno fatto inoltre delle precisazioni anche sulle prove: in particolare il legale è tenuto a risarcire i danni al cliente se non precisa una prova indispensabile per la decisione del giudizio, salvo impossibilità allo stesso non imputabile. Inoltre, l’avvocato è legato ad un obbligo di correttezza, nel rapporto con il proprio cliente, con i terzi e con la controparte, che non può mai essere danneggiata con l’azione intrapresa intenzionalmente.In caso contrario l’avvocato può essere costretto a risarcire il danno.

La responsabilità del legale è inoltre legata anche all’attività svolta dal domiciliatario. Infatti qualora quest’ultimo non dovesse comparire formalmente in udienza, il cliente può chiedere il risarcimento dei danni al difensore, a causa della negligenza del primo. Infine la Suprema Corte ha ricordato come nella categoria degli errori che invece non portano alla condanna a risarcire il danno ai clienti, ci sono anche quelli che non influenzano di certo l’esito della causa. Come per esempio, la mancata adozione di un’istanza nell’interesse del cliente può non avere conseguenze se si dimostra che esso avrebbe perso la causa.