La legge 107/2015 della Buona Scuola, voluta fortemente dal ministro Miur Stefania Giannini e dl premier Matteo Renzi, mette dei paletti ben precisi su chi può prendere parte alle procedure concorsuali 2016. Numerosi sono stati i ricorsi degli esclusi. Tra di essi ci sono le seguenti fasce di lavoratori del comparto scuola:

  • i diplomati magistrale ad indirizzo linguistico;
  • i non abilitati;
  • i futuri abilitati al Pas e Tfa;
  • gli specializzandi di sostegno;
  • gli aspiranti Itp.

I ricorsi, però, tardano a dare un esito a breve termine e le cose continuano a protrarsi oltre misura.

Questo genera ulteriore malcontento che va a sommarsi a quello già prodotto con l'esclusione del concorso docenti 2016. Ogni giorno che passa, si fa sempre più complicato il fronte giudiziario sul concorso a cattedra del 2016. Per spiegare l'esclusione delle categorie sopra citate il ministro Giannini ha fornito come motivazione il contenuto della legge 107/2015. Sillogismo quanto meno singolare poiché lei stessa è stata fautrice della legge - per la quale, ricordiamo è in corso la raccolta di firme atte ad abrogare quattro punti in essa contenuti.

Esclusi dal concorso docenti 2016

In primo grado il Tar ha accolto solo i ricorsi dei docenti già di ruolo - esclusi anch'essi - ma ha rigettato i ricorsi di tutti gli altri estromessi dal concorso a cattedra 2016.

A tali ricorsi sono state applicateordinanze rese in fase cautelare. Le pronunce per gli estromessi dal concorso sono differenti l'una dall'altra, non presentano una motivazione univoca e l'iniquità presente in esse è quanto mai palese. Il Consiglio di Stato sembrava, inizialmente, favorevole sostenendo la prima sentenza negativa emessa dal Tar sui diplomi ad indirizzo linguistico.

Era stata quindi data disposizione ai docenti privi di abilitazione di partecipare al concorso docenti 2016, ma con riserva. Le sentenze dovrebbero avere esito a breve, così come anticipato dal Tar in merito all'udienza del 5 maggio ed in seguito da quanto emerso con l'udienza del 19 maggio. Ora, sembra che la situazione stia assumendo contorni nettamente diversi: in sede d'appello e con due ordinanze all'attivo in data 10 giugno il Consiglio di Stato apre un nuovo scenario e sembra avere cambiato al presa di posizione iniziale.