Le dichiarazioni rese al “Corriere della Sera” da Nannicini, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, hanno dimostrato l’interesse del Governo ad aprire a soluzioni che risolvano le problematiche previdenziali italiane. Tutto questo oltre l’APE, cioè l’anticipo pensionistico proposto dal Governo nella forma del prestito bancario da restituire. Le parole del Sottosegretario hanno trovato la soddisfazione del Presidente Damiano che anche partendo da una posizione diametralmente opposta al Governo sulla materia della flessibilità, cioè il suo DDL 857, si è detto contento che il Governo sia disposto ad ascoltare ed a correggere il tiro.

Nannicini apre a proposte serie

Il Sottosegretario ha ribadito l’intenzione dell’Esecutivo di concedere la flessibilità in uscita attraverso l’ormai famoso strumento del prestito, l’APE. Nello stesso tempo, nessuna preclusione a valutare se e come correggere l’APE e se e come sistemare altre urgenze previdenziali. Nannicini si è detto disposto a valutare come concedere un anno di sconto in più in termini di requisiti anagrafici, che poi sarebbe uno dei punti cardine della proposta di Damiano. Oggi la pensione di vecchiaia è concessa a 66 anni e 7 mesi di età, come stabilito dalla riforma Fornero. Età che senza interventi, nei prossimi anni salirà ancora per via dell’aumento dell’aspettativa di vita.

Su questo punto poi si può discutere all’infinito, con notizie che danno in diminuzione la stima di vita media degli italiani, senza che però questa inversione di tendenza faccia abbassare l’età pensionabile. Questo per una clausola della Legge Fornero che stabilì che un calo dell’età anagrafica necessaria per la pensione può essere valutato solo se per tra anni consecutivi i dati Istat diano in riduzione l’aspettativa di vita.

Con l’APE l’età di uscita sarebbe opzionale, cioè sarebbe il lavoratore a scegliere a partire dai 63 anni e 7 mesi. Nannicini si è detto disponibile a valutare un anno di anticipo in più, come proposto dal DDD 857 di Damiano, quindi a partire dai 62 anni e 7 mesi.

Damiano tra quattordicesime, quota 41 e lavori pesanti

Il solo fatto che un rappresentante del Governo abbia aperto la porta a modifiche su un provvedimento, l’APE, che sembrava rigido come base, ha fatto tornare alla carica il Presidente della Commissione Lavoro Damiano.

Per lui è giusto depenalizzare l’APE per le Pensioni di importo più basso e per i soggetti più deboli economicamente. Tra i deboli però, secondo Damiano ci sono anche i precoci, lavoratori che hanno iniziato a lavorare in tenera età ai quali bisogna concedere la pensione anticipata a 41 anni di contributi e senza penalizzazioni, naturalmente. Stesso discorso per i lavoratori impegnati in attività particolarmente pesanti, i cosiddetti lavori usuranti. Per loro ci deve essere una scorciatoia, naturalmente gratuita, per uscire dal lavoro e per evitare di restare all’attività tanto usurante fino in tarda età. Il Presidente interviene a spada tratta anche sulle detrazioni fiscali che il Governo intende mettere per abbassare il peso del prestito pensionistico ai pensionati con pensioni esigue.

Vanno bene, ma sarebbe opportuno allargare la platea dei beneficiari della quattordicesima mensilità. Infatti oggi questa mensilità aggiuntiva spetta per le pensioni al di sotto di 700 euro al mese. Aumentare le soglie, concederla anche alle pensioni un po’ più alte, servirebbe come valido aiuto alle fasce deboli, senza rischiare di fare un flop come per il bonus da 80 euro che non è stato fruibile dagli incapienti.