Si attendono per questa settimana le istruzioni operative da parte del Miur per quanto concerne la cosiddetta 'chiamata diretta': durante la settimana appena trascorsa si è consumata la rottura con i sindacati che hanno accusato il Ministero di voler imporre una tabella 'titoli' che non risponde alle esigenze e alle richieste di didattica delle singole scuole. Il problema concerne il meccanismo stesso che dovrebbe portare alla formazione di mini-graduatorie d'istituto (è stato battezzato anche come mini-concorso per soli titoli) all'interno delle quali il preside, dopo aver definito i criteri e i titoli richiesti, potrà scegliere il docente più adatto all'esplicazione del PTOF.

Il Ministero ama definire il nuovo sistema 'chiamata per competenze' e non 'chiamata diretta': i titoli servirebbero a dimostrare le proprie competenze in tuta una serie di ambiti che riguardano la lingua straniera, la conoscenza informatica e la didattica speciale per i BES. Secondo il sindacato FLC-CGIL è facile dimostrare come questo dispositivo non risponda alle reali esigenze delle scuole e sia soltanto un modo 'travestito' per permettere al preside di scegliere chi meglio crede: il clientelismo è il pericolo maggiore dell'intera macchina.

Perché la 'chiamata diretta' per titoli non risponde alle esigenze didattiche

La 'chiamata diretta' per titoli difficilmente potrà rispondere alle reali esigenze della singola istituzione scolastica – a dimostralo è un semplice esempio, riportato anche su Orizzonte Scuola.

Se un dirigente scolastico necessita di un docente di lettere, ad esempio, quali potranno essere i criteri e i titoli richiesti per questa classe di concorso? Sicuramente non può essere la lingua straniera o la conoscenza dell'informatica, in quanto un docente di lettere deve in primo luogo saper fare il docente di lettere.

Se la scuola dovesse trovarsi in un'area di forte presenza di minoranze culturali e linguistiche, allora alcuni titoli potrebbero essere utili e fare la differenza, ma nella maggior parte dei casi quali potranno essere i criteri prescelti dai presidi? In questi casi – e, secondo Orizzonte Scuola, saranno moltissimi e in percentuale quelli più diffusi – a gestire la 'chiamata diretta' non potrà che essere il preside: i criteri saranno vaghi e generici e, dunque, la scelta avverrà semplicemente mediante il tanto avversato 'colloquio'.

Insomma, in attesa di notizie più precise dal Miur, la situazione che si sta configurando è un meccanismo piuttosto complesso ma che, alla fine, si riduce alle intenzioni iniziali della legge 107 del 2015: la piena discrezionalità del dirigente scolastico nello scegliere la propria 'squadra'. Per aggiornamenti, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.