In un' intervista rilasciata al quotidiano il “Corriere della Sera” del 23 agosto, il Ministro poletti ha ribadito che, nonostante gli allarmismi provenienti dai risultati negativi della crescita e del PIL e nonostante il terribile terremoto che ha devastato il centro della nostra penisola, le Pensioni restano un argomento molto importante per l’Esecutivo.Sbagliato secondo il Ministro contrapporre pensionati ed imprese perchè le due categorie necessitano di aiuto e soprattutto perché quando si parla di crescita, una categoria non esclude l'altra.
La flessibilità non può essere gratuita
Uno dei maggiori problemi della previdenza sociale nostrana è la mancanza di flessibilità pensionistica. In parole povere, ai lavoratori ad oggi, salvo casi particolari che riguardano una esigua platea di soggetti, non è consentito scegliere quando e come andare in pensione, anche possedendo una età anagrafica ed un montante contributivo importante.
Le soglie dei requisiti per la pensione sono state innalzate dalla Fornero con il Decreto “Salva Italia”. La Fornero però, a dire il vero, ha solo continuato quello che era stato da tempo iniziato da altri Governi, cioè aumentare i requisiti di accesso alle pensioni. Consentire ai lavoratori di andare in pensione a loro scelta, scegliendo quando è più conveniente per loro (sia dal punto di vista degli importi che da quello della necessità personale di lasciare il lavoro), non può essere concesso senza chiedere un sacrificio agli italiani.
Lo dimostrano anche le proposte di flessibilità targate Boeri o Damiano che si somigliano in molti aspetti, comprese le penalizzazioni di assegno che prevedono per chi opterebbe per l’anticipo. Anche l’APE non è da meno: anzi a vederla bene, la soluzione trovata dal Governo sarebbe ancora più penalizzante per i pensionati, ai quali sarebbe caricato tutto il peso economico dell’operazione.
Allo stato attuale delle cose l’APE sarà inserita nella Legge di Stabilità. Il 12 settembre, quando il Governo presenterà l’intero pacchetto previdenziale, sarà solo da valutare come ed in che misura saranno penalizzati i pensionati e soprattutto quali saranno esentati da tagli e ammanchi di assegno.
APE, come funzionerà?
Per Poletti l'APE è un toccasana, un aiuto a chi si trova senza lavoro e senza reddito.
Allo stesso tempo la misura è una libertà concessa ai lavoratori che potranno scegliere cosa gli conviene fare, se lavorare ancora o mettersi a riposo.Che poi ci siano i sindacati a cui non piace, non è un segreto e forse questo è preoccupante in vista dei prossimi incontri che Poletti conferma per il 6, 7 e 12 settembre.L'INPS resterà l’ente erogatore degli assegni, ma entrano in gioco anche le banche e le assicurazioni. Le prime infatti creeranno la liquidità monetaria, cioè cacceranno i soldi che poi l’INPS darà ai pensionati.
Le compagnie di assicurazioni invece copriranno le banche per casi particolari come la morte del pensionato beneficiario della pensione in anticipo. La libertà di cui parla Poletti è chei pensionati potranno optare per l’uscita a partire dai 63 anni (invece che 67 e 7 mesi) coscienti del fatto che maggiore sarà l’anticipo, maggiori saranno i soldi da restituire alle banche, soprattutto con interessi e spese varie.
In termini pratici, il lavoratore che percepirà per 3 anni e 7 mesi la pensione anticipata, cioè 46 mesi comprese le tredicesime, si troverà con un bel debito da restituire nel momento in cui arriverà a 67 anni e 7 mesi, cioè quando percepirà per davvero una pensione “normale”. Il debito verrà restituito con l’INPS che tratterrà mese per mese e per 20 anni una quota di pensione da rigirare alle banche. La rata nasconde una penalizzazione di pensione evidente, che sarà stemperata per soggetti bisognosi di aiuto come i disoccupati di lungo corso, citati dal Ministro, ma anche quelli con famiglie numerose e pensioni minime, per le quali la rata sarà restituita dallo Stato con il meccanismo delle detrazioni fiscali.