Le ultime novità sulle pensioni aggiornate ad oggi 26 settembre ci introducono alla questione dei lavoratori precoci, ancora in cerca di una risposta, e a quella concernente l'aumento delle Pensioni più basse. Mancano soltanto 24 ore per il grande giorno. Salvo sorprese dell'ultimo minuto, i sindacati ed il governo si incontreranno al tavolo del confronto previdenziale nella giornata di domani. Una data, quella del 27 settembre, cruciale per il destino di molti pensionati e pensionandi.

Pensioni, quota 41 e 10 mesi per i super lavoratori precoci e focus sull'aumento delle pensioni basse

Le ultime notizie sulle pensioni parlano con insistenza del via libera per la modifica delle pensioni per i precoci con 41 anni e 10 mesi di contributi. Una misura destinata però ad una ristretta fascia di lavoratori, vale a dire coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 16 anni di età. Per questo motivo dopo 'veri precoci' è stata coniata la definizione di 'super lavoratori precoci'.

Che fine ha fatto il bonus contributivo da 4 o 6 mesi per ogni anno di lavoro prima dei 18 anni di età, che in alcuni casi avrebbe garantito un accesso alle pensione prima anche di aver maturato 41 anni di contributi?

Sembra che la strada sia stata tracciata, con quota 41 anni e 10 mesi, per pochi, tra virgolette, che appare come la soluzione prescelta dall'esecutivo e che metterà sul tavolo domani, di fronte ai leader di Cgil, Cisl e Uil. Sarà prendere o lasciare oppure ci sarà qualche possibilità di mediazione per trovare un accordo più favorevole per la stessa platea?

Si va dunque verso la risoluzione del problema relativo al prepensionamento dei lavoratori precoci. Quota 41 per tutti appare, ad oggi, una chimera, lontanissima dalla volontà manifestata in questi ultimi giorni dal governo, che secondo indiscrezioni giornalistiche sta sempre pensando ad un pianoda 2 miliardi di euro. Numeri che, nonostante siano soltanto cifre, sono molto importanti.

La soluzione per i super precoci, quella cioè che prevede quota 41 e 10 mesi di contributi necessari per andare in pensione a chi ha iniziato a lavorare prima dei 16 anni, dovrebbe costare circa 600 milioni di euro ed interessare un numero che si aggira intorno ai 25 mila lavoratori, con una pensione media di 1800-1900 euro al mese. Seicento milioni sono una cifra sicuramente importante, visto che, stando alle ultimissime stime, ne resterebbero altri 1,4 miliardiper gli altri interventi.

Tra questi ricordiamo l'introduzione della pensione anticipata a 63 anni di età, la cosiddetta Ape, l'anticipo pensionistico, per il quale la spesa dovrebbe aggirarsi intorno ai 550-600 milioni di euro. Dunque tra pensione anticipata e provvedimento per i super precoci, si raggiungerebbe oltre metà del budget a disposizione, inferiore rispetto alle richieste dei sindacati, che ponevano una cifra congrua a 2,5 miliardi di euro.

A questo punto sorgono delle domande coerenti circa la fattibilità di ulteriori interventi, come ad esempio quello dell'aumento delle pensioni più basse attraverso l'estensione della platea di coloro che percepiscono la quattordicesima. Tale misura costerebbe infatti alle casse dello Stato altri 600 milioni di euro, con la spesa dunque che ha raggiunto 1,8 miliardi. Non ci sarebbe spazio, utilizziamo il condizionale, per aumento della no tax area e abolizione delle ricongiunzioni onerose (350 milioni complessivi). Quali saranno le priorità dell'esecutivo? Dovremo fare i conti con la famosa coperta corta?