Per quattordici anni ha insegnato la stessa materia, nella stessa Scuola. E ha subìto quattordici licenziamenti. La notizia riguarda un'insegnante di Reggio Emilia che ha presentato ricorso presso il Tribunale della provincia emiliana, il quale ha condannato il Ministero dell'Istruzione al pagamento di un risarcimento di 35.000 euro per abuso di precariato, nonostante vi fossero tutte le condizioni adatte per l'immissione in ruolo della docente.

Ultime news scuola, giovedì 22 settembre 2016: 'Io, assunta e licenziata quattordici volte'

Secondo quanto pubblicato dal nuovo quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, 'La Verità', che ha riportato un'intervista alla docente R.A., la cifra dovrebbe corrispondere allo stipendio relativo ai mesi in cui l'insegnante è rimasta disoccupata oltre agli scatti di anzianità 'che non mi sono mai stati corrisposti', come precisato dalla stessa precaria.

'Il mio primo incarico risale a settembre del 2002' ha raccontato la docente che ha sottolineato come la materia che insegna sia particolarmente tecnica e che, non essendoci altri colleghi in graduatoria, le veniva assegnato. 'Il mio posto, dunque, era vacante. Nonostante, in questi 14 anni abbia seguito i corsi e gli iter formativi necessari alla stabilizzazione, non è mai arrivata l'immissione in ruolo: ogni anno, però, dopo il licenziamento, venivo riassunta a settembre'.

La docente: 'Ho fatto il concorso: sono comunque molto soddisfatta dell'esito della sentenza'

La docente, durante l'intervista, ha sottolineato come i continui licenziamenti abbiano prodotto gravi danni perchè lo stipendio rimane sempre lo stesso del primo incarico: inoltre, è stato ricordato come la Buona Scuola abbia negato ai precari la possibilità di ottenere il bonus.

Così, 'per quanto tu possa fare, in sostanza, non hai alcun merito'.

Naturalmente, l'insegnante è molto soddisfatta dell'esito della sentenza: tuttavia, resta la profonda amarezza e la consapevolezza che per riuscire ad ottenere la fatidica immissione in ruolo, la docente è stata costretta, come tanti altri colleghi, a passare dalla porta stretta del concorso. 'Questo lo sapevo - ha concluso la precaria - mi sono rivolta al Tribunale perchè ritengo sia stato un modo per far sentire la mia voce'.