Le dichiarazioni del premier Matteo Renzi rilasciate l'altro giorno a Catania, dove si è svolta la cerimonia di inaugurazione della 'Torre Biologica Ferdinando Latteri' dell'università etnea, sono destinate a rimanere impresse nella memoria dei tantissimi docenti precari, 200mila secondo il premier, in attesa di conoscere il loro destino futuro per ottenere finalmente una cattedra stabile. L'esperienza dei due anni di governo che sulla scuola ha scelto di tagliare di netto col passato, approvando una contestatissima legge 107 nella quale era previsto il concorso rivolto solo agli abilitati per entrare di ruolo, fa sì che queste dichiarazioni debbano essere accolte con tutta la prudenza necessaria.

Sulle reali prospettive d'assunzione dei docenti abilitati grava ancora l'incognita dell'esercizio delle deleghe governative dalle quali potrebbe uscire fuori il famoso piano transitorio da più parti invocato.

Come una cambiale in bianco

Dichiarazioni come quelle che “200mila precari che hanno scelto una strada dalla quale non si può tornare indietro perché è proprio grazie a loro se la scuola va avanti” farebbero precipitare giù dalle sedie tutti quei docenti abilitati che si sono visti sbarrare la porta d'accesso alla stabilizzazione dalle bocciature dell'ultimo concorso docenti e dalle decisioni della giustizia amministrativa che ha respinto i ricorsi per gli inserimenti nelle Gae. Eppure Matteo Renzi si è espresso proprio così, spingendosi anche oltre e introducendo la logica del riconoscimento del servizio in luogo del concorso.

Saper imparare dal passato per poter proseguire sulla strada maestra che dovrà essere esclusivamente, per tutti quelli che non sono abilitati, quella di affrontare il concorso per abbandonare lo status di precarietà.

La nuova formazione e il nuovo reclutamento

Il ritardo dell'emanazione del bando del III ciclo TFA rafforza la convinzione di chi pensa che alla fine questo non ci sarà e che per entrare di ruolo rimarrà la strada del concorso con un tirocinio triennale.

La VII Commissione Cultura della Camera ha detto ad una delegazione di precari della III fascia ricevuta la scorsa settimana nella sala Aldo Moro di Montecitorio che non è questo il modo giusto, ponendosi in aperto contrasto con le convinzioni in seno al MIUR. Per gli abilitati dunque prende sempre più corpo l'ipotesi di un piano transitorio che prevede l'esclusione dal concorso.

Vero è che tra due settimane ci sarà il referendum costituzionale e quanto detto dal premier presta il fianco a più di una critica strumentale; altrettanto vero però è che per la definizione e l'approvazione delle deleghe c'è tempo fino a gennaio del prossimo anno. A questo punto il destino dei 200mila precari si saprà solamente dopo il referendum.