Si tratta in media di circa 85 euro: è questa la cifra suggerita dalla Ministra Marianna Madia per l’aumento relativo al rinnovo dei contratti statali (ormai congelati da circa 7 anni). Una cifra piuttosto contenuta ma che potrebbe non essere erogata anche ai dipendenti del comparto Scuola: la situazione al momento è poco chiara e i sindacati che in questi ultimi giorni di trattative si dichiarano pronti a fare le barricate. A complicare ulteriormente la questione e a infervorare gli animi poi ci sarebbero le recenti misure relative al rinnovo del contratto degli operai del settore metalmeccanico, avvenuto a condizioni decisamente più favorevoli rispetto a insegnanti e dipendenti pubblici.

Aumenti per tutti: ma gli insegnanti?

Una cifra di 85 euro che comunque non verrebbe distribuita in maniera lineare a tutti ma che risulta comunque essere una media pro capite in un contesto dove invece per i sindacati tale cifra rappresenta il minimo indispensabile per rimanere al tavolo delle contrattazioni. Una contrattazione già difficile alla quale però la ministra Madia ha aggiunto ulteriori paletti, quattro in tutto, per proseguire il dibattito e pervenire a un accordo: cooperazione, impegno sulle risorse, superamento di ideologie e logiche punitive, stesura di obiettivi trasparenti. Questi i punti essenziali messi in chiaro dalla ministra che però hanno trovato subito l’ostacolo dell’atteso aumento che, cifre a parte, non si è ancora capito se spetterà anche al comparto scuola.

L’accordo infatti non prevedrebbe l’inclusione del comparto scuola che rimarrebbe tagliato fuori a meno di un contrordine governativo il prossimo 30 novembre, quando ci sarà il nuovo incontro con i sindacati.

Mercoledì il nuovo confronto con i sidacati

A infiammare gli animi si aggiunge poi la recente questione del rinnovo del contratto dei metalmeccanici cui, col recente accordo, viene riconosciuto il recupero del 100% dell’inflazione e il riconoscimento pieno degli scatti di anzianità.

Nulla a che vedere con le briciole degli 85 euro agli statali che dal 2009 hanno visto i propri stipendi ridursi di circa il 20% rispetto all’inflazione. Si tratta di una cifra che (ammesso che coinvolga anche gli insegnanti) rimarrebbe poco più di un contentino: se fosse riconosciuta l’indennità di vacanza contrattuale del 10% su uno stipendio lordo di 1700 euro, l’incremento relativo dovrebbe essere di 170 euro (anziché 85), cifra che poi andrebbe a raddoppiare se si volesse adeguare le buste paga dei lavoratori pubblici a quelle dei privati.

“Non si tratta affatto di cifre esposte in libertà – ha spiegato Marcello Pacifico, segretario Cisal e presidente Anief - perché è stato di recente l’Istat a calcolare che nel 2016 gli stipendi dei lavoratori statali hanno raggiunto il punto più basso dal 1982” e rincara la dose citando i recenti pareri della Corte dei Conti, della Consulta e della Corte Costituzionale. Ma al di là di eventuali class action la palla ora torna ai sindacati e al governo che mercoledì 30 novembre dovrebbe chiarire almeno questo importante nodo.