La prima cosa da dire è che ancora per il 2017, la Legge Fornero resta fermamente in vigore. La Legge di Bilancio che dal 1° gennaio entrerà in vigore ha concesso solo alcune scorciatoie. L’accavallarsi di norme, scivoli e misure, creano molta confusione ed è necessario spiegare bene cosa deve fare il lavoratore per capire se e come può lasciare il lavoro nel 2017.
Bisogna studiare
Una lavoratrice donna, dovrà innanzi tutto controllare se può lasciare il lavoro a 57 anni e 7 mesi di età. Opzione donna infatti consente l’uscita a lavoratrici che hanno 35 anni di contributi completati entro il 31 dicembre 2015 (contributi effettivi) e almeno 57 anni e 7 mesi compiuti entro il 31 luglio 2016.
Per il resto, la pensione anticipata senza limiti di età si centra con 41 anni e 10 mesi di contributi versati. In alternativa, la pensione di vecchiaia a 65 anni e 7 mesi di età con 20 anni di contributi versati. Sia donne che uomini poi devono valutare se rientrano nell’uscita con le regole precedenti la riforma Fornero (pensione di anzianità a 40 anni di contributi e vecchiaia a 65 anni), quindi se rientrano nell’ottava salvaguardia esodati e nei requisiti particolari di cui essa è composta. Per questa possibilità bisogna presentare domanda entro il 2 marzo all’INPS, che deve valutare preventivamente il possesso dei requisiti di ciascun lavoratore, cioè ratificare il diritto o meno alla salvaguardia di ogni richiedente.
Successivamente si provvederà a presentare la vera domanda di pensione. Per gli uomini resta sempre la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di età senza limiti anagrafici e senza penalizzazioni anche uscendo prima dei 62 anni. La pensione di vecchiaia invece si centra a 66 anni e 7 mesi con 20 di contributi. Anche la tipologia di lavoro svolta potrebbe risultare vantaggiosa in termini di uscita dal lavoro.
Bisogna vedere se l’attività svolta rientra nei parametri stabiliti dall’INPS per i lavori usuranti e notturni che consentono l’uscita a 61 anni e 7 mesi di età con 35 di contributi.
Come approfittare delle novità appena licenziante
Uscire con il “salvacondotto” Fornero sarà possibile anche nel 2017 e la nuova manovra ha eliminato alcuni paletti che bloccavano alcuni lavoratori che pure avevano i requisiti per centrare lo scivolo.
L’opzione è concessa a coloro che entro la fine del 2012 avevano centrato la famosa quota 96 (35 o 36 anni di contributi e 61 o 60 anni di età) che quindi possono uscire nel 2017 a partire dai 64 anni di età. Restano in vigore la deroga Amato e l’opzione Dini, entrambe rivolte a chi cerca i requisiti per la pensione di vecchiaia. Un lavoratore con soli 15 anni di contributi può centrare la pensione di vecchiaia per la quale ne servirebbero 20. SI tratta della deroga Amato a condizione che i contributi siano completati prima del 1993 o frutto di attività saltuarie e così via. Anche l’opzione Dini si centra con soli 15 anni di contributi ma la pensione, come per opzione donna è calcolata con il contributivo e quindi penalizzata fortemente.
Dal 1° maggio poi entra in scena l’APE, l’anticipo pensionistico a partire da 63 anni con 20 di contributi. La pensione erogata in prestito dalla banca e quindi da restituire. Sempre dal 1° maggio, Quota 41, scivolo concesso a chi ha 41 anni di contributi di cui almeno uno versato prima dei 19 anni di età. La possibilità è concessa a disoccupati senza ammortizzatori da 3 mesi, invalidi o con disabili a carico col 74% di invalidità minima e chi svolge mansioni gravose (11 categorie previste dalla Legge di Bilancio). A questi stessi soggetti disagiati, si applica l’APE sociale, sempre con pensione prestata dalle banche, ma che non deve essere restituita dai pensionati , ma dallo Stato. Servono in questo caso, 30 anni di versamenti per disoccupati e disabili e 36 per i lavori logoranti. Va comunque ricordato che in assenza di contributi o se gli stessi siano insufficienti, resta l’assegno sociale a 65 anni e 7 mesi, senza nessun contributo necessario.