La Legge di Bilancio entrerà in vigore ad inizio 2017 e ha appena completato il suo 'percorso burocratico' con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lo scorso 21 dicembre. La nuova legge prevede alcune novità dal punto di vista previdenziale. APE e quota 41 sono provvedimenti che servono a chi in pensione ci deve ancora andare, come anche il cumulo gratuito. La manovra però ha riservato qualcosa anche per le Pensioni in essere, cioè per coloro che già la percepiscono. Si tratta di provvedimenti sulle pensioni minime e sull’ampliamento della no tax area.

Per molti pensionati quindi potrebbero esserci aumenti di assegno nel nuovo anno e la notizia sicuramente è da prendere come positiva.

Qualcuno deve restituire qualcosa?

Un dato di fatto, almeno per quanto riguarda l’ISTAT e i suoi dati statistici, è che l’inflazione non è aumentata come si prevedeva. In pratica, gli scatti relativi alla perequazione, cioè l’adeguamento delle pensioni al tasso di inflazione previsto ad inizio anno 2015 e 2016, in linea teorica non erano dovuti. Ciò significa che, senza un intervento dell’Esecutivo rivolto a congelare la vicenda, probabilmente qualcuno dovrà restituire quel poco che l’Inps ha concesso in più in virtù della perequazione annuale. Niente di eccezionale, pochi spiccioli che però, parallelamente all’inflazione a zero per il 2017, non produrranno aumenti e le pensioni rimarranno così come stanno.

Per il 2015 la discordanza tra inflazione presunta ed effettiva ha prodotto un disavanzo a favore dei pensionati dello 0,10%, mentre per il 2016 venne prevista un’inflazione dell’1% che non c’è stata. I dati sono stati rimarcati e confermati da un decreto interministeriale emanato da Ministero delle Finanze e Ministero del Lavoro il novembre scorso.

La somma delle due discordanze dovrebbe essere quanto percepito in più dai pensionati che quindi, sempre teoricamente si trovano ad essere a loro insaputa, debitori nei confronti dell’INPS. Nel 2016 la Legge di Stabilità congelò il debito maturato rinviandolo al 2017, ma notizie di un ennesimo rinvio non ce ne sono.

Ci sono anche aumenti

Se le notizie relative all’inflazione sono negative per i pensionati (nonostante un tasso di inflazione fermo sia di per sé una notizia buona per l’economia), ci sono buone nuove per le pensioni più basse. Infatti, per il 2017 il Governo ha stabilito di allargare il campo di applicazione delle quattordicesime e di aumentarne gli importi per i vecchi percettori della mensilità aggiuntiva. Per qualcuno si tratterà di pochi euro al mese, ma la fascia fino a 50.000 euro di reddito annui, probabilmente riuscirà a recuperare anche 500 euro in più all’anno. La quattordicesima infatti è stata estesa anche a pensioni fino a 1.000 euro al mese, categorie a cui prima non veniva corrisposta.

Le soglie saranno 336 euro per soggetti con contributi versati minori o uguali a 15 anni, 420 euro fino a 25 anni di contributi e 504 euro per periodi di contribuzione maggiore. In pratica il meccanismo a scaglioni e gli importi che venivano erogati a pensioni fino ad 1,5 volte il minimo fino al 2016. Per questi pensionati però il Governo ha deciso di aumentare gli importi: per quelli con assegni da 750 euro al mese circa, le quattordicesime saliranno tra le 100 e le 150 euro rispetto agli scaglioni previsti. Anche la no tax area produrrà aumenti di pensione per molti più pensionati. L’idea che ha spinto il Governo ad estendere il perimetro dell’area a zero tassazione è quella di equiparare i redditi di pensione a quelli da lavoro dipendenti. Dal 2017 le pensioni che non pagheranno l’Irpef saranno quelle fino ad 8.000 euro e senza il vincolo dell’età che era fissato fino al 2016 a 75 anni.