Il Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca deve affrontare un nuovo risarcimento. Per l'ennesima volta i docenti precari hanno chiesto giustizia tramite gli organi competenti e per l'ennesima volta si sono visti riconosciuti quanto spettava loro di diritto. I docenti precari in questione avevano svolto servizio all'interno del comparto Scuola per un periodo superiore ai 36 mesi di servizio. Tale periodo, come ormai è noto a chi lavora all'interno delle strutture scolastiche, rappresenta il limite di tempo massimo all'interno del quale gli insegnanti possono svolgere incarichi con contratti precari.

Il Tribunale ha così riconosciuto ai docenti precari che avevano fatto ricorso il giusto riconoscimento dei loro diritti con conseguente risarcimento in termini economici.

Docenti precari: contratti a termine e giustizia

La nuova vicenda che vede coinvolti ben 50 docenti precari è esplicata anche sul quotidiano di Salerno "Il Mattino". La vicenda sembra la brutta copia di quanto già accaduto più volte: alcuni insegnanti chiamano in causa il Miur per vedere riconosciuti i loro diritti di lavoratori della scuola. Molti di loro hanno lavorato fino a tre anni con nomina annuale fino al 31 agosto su posti vacanti o disponibili, superando il limite dei 36 mesi di servizio stabilito dalla legge 107/2015.

Con il superamento dei tre anni di servizio i termini contrattuali sono stati violati, in particolare modo ad essere lesi sono stati i diritti dei lavoratori che avrebbero dovuto beneficiare di una differente tipologia contrattuale.

Il Miur sarà così costretto a risarcire i 50 docenti precari con una somma complessiva di euro 360 mila.

Per alcuni dei ricorrenti si arriva ad un risarcimento di circa 7200 euro individuali per mancati scatti di anzianità e stipendi estivi non erogati. Questa sentenza genera molte speranze per i precari sparsi in tutta Italia, che superando i 36 mesi di servizio, restano ancora senza una cattedra. L'ingiustizia risiede nel fatto che i docenti precari vengono utilizzati su posti vacanti ripetutamente come docenti di ruolo, non maturando tuttavia i diritti riconosciuti ai colleghi a tempo indeterminato. Si spera che episodi come questo siano sempre meno, o meglio, che vadano a scemare totalmente.