Chi partecipa ad un concorso lo fa generalmente per superarlo dopo il consapevole sacrificio di dover studiare e prepararsi per molti anni, nella speranza di conquistare l’agognato posto fisso. Le aspettative dei concorsisti si scontrano però con una inequivoca dura realtà: il bando il più delle volte è perfettamente calibrato per reclutare esclusivamente determinati concorrenti. Trattasi di un fenomeno che incarna un’anormalità tutta italiana. Un recente esempio viene proprio dalle diverse selezioni pubbliche delle Forze armate : quelle dei 559 agenti di polizia di Stato, quello per allievi agenti della Polizia Penitenziaria, quello per marescialli del ruolo ispettori dell’Arma dei carabinieri, il concorso per allievi marescialli della guardia di finanza, dei carabinieri in ferma breve.

La lista è assai lunga proprio perché il solito bando all’italiana incarna un’occasione perfetta per sistemare parenti e amici o tutti quei fortunati che hanno la sfrontatezza di pagare il commissario di turno corruttibile.

PA,Università, Ministeri, enti locali: molti esempi di bandi ad hoc

Quasi tutti i concorsi pubblici, come recentemente evidenziato anche dal presidente dell’ANAC Cantone sono ginepraio di corruzione, affari di famiglia e sospetti di malaffare. In questi casi a nulla servono le commissioni per la trasparenza, i comitati e movimenti che dovrebbero preservare e garantire l’integrità, la legittimità, il corretto svolgimento del concorso. Se a monte i requisiti oltremodo specifici impediscono di fatto l’accesso a chi non li ha, a valle l’effetto che ne consegue non può essere che quello di una procedura selettiva che preclude ai più bravi e meritevoli l’opportunità di partecipare e vincere.

Basti ricordare come non sono pochi i concorsi indetti da molte università Italiane che regalano puntualmente cattedre al nipote o parente di turno, in spregio alla legge ed alle procedure concorsuali in ambito sanitario volti a procurare un ingiusto vantaggio ad alcuni concorrenti “pre-selezionati”. Ancora una volta dunque una disparità di trattamento tra tutti i potenziali candidati.

Fra le motivazioni nascoste dietro ai bandi pubblici c’è soprattutto la stabilizzazione del personale precario, vuoi che si tratti di dirigenti, di dipendenti, semplici impiegati o funzionari. Un recente articolo del Quotidiano.it ha infatti denunciato la situazione dei precari idonei, ma anche dei vincitori non ancora assunti, che ammonta a quota oltre 151mila.

Un esercito di giovani e meno giovani, che per ora grazie ad un emendamento alla legge di bilancio 2001 si è visto congelare le graduatorie fino al termine dell’anno 2017. Fra i precari ci sono però anche quelli che lavorano negli enti pubblici per più anni spesso senza aver neppure partecipato ai concorsi. Per intendersi quelli che dopo aver svolto il perfezionamento nell’ufficio del processo (circa 1500) si vedono attribuire 6 punti, alla fine del superamento di tutte le prove concorsuali come previsto dal recente bando per 800 assistenti giudiziari nel quale si richiede il solo diploma come titolo di partecipazione. Che sia anche questo un bando ad hoc volto a stabilizzare gli ex 1500 tirocinanti una volta per tutte ?

Bando 800 cancellieri e CONSOB: i vincitori saranno tutti precari?

Infine come non segnalare il recente bando della Consob rivolto solo a chi ha un diploma di maturità ed ha maturato un’esperienza pregressa non inferiore a 7 anni, nelle PA, presso la Banca d’Italia o presso altre Autorità amministrative indipendenti. Anche qui è forte il sospetto di un concorso ad hoc per sistemare definitivamente la ridottissima platea di chi per 7 anni ha già svolto mansioni esecutive nella PA. Benché non è sempre ovvio che chi indice il concorso lo faccia esclusivamente a immagine e somiglianza di uno o pochi candidati, prima o poi deve arrivare il momento della pubblicazione della graduatoria finale. Solo allora si saprà se si è trattato solo di una coincidenza o se invece i dubbi erano fondati.