Nemmeno oggi sono stati emanati i decreti attuativi di APE e Quota 41. Non è servito l’incontro odierno tra Governo e parti sociali per chiudere il capitolo pacchetto previdenziale della Legge di Bilancio. Il Ministro Poletti ha indetto una conferenza stampa subito dopo l’incontro, nella quale ha spiegato che i decreti saranno presto emanati e che il confronto con i sindacati continuerà anche dopo la partenza delle novità previdenziali.
Cosa più importante, la data di partenza
La data di partenza e la scadenza delle domande per APE e quota 41 sono, in qualche modo, state confermate dal Ministro del Lavoro.
Nell’incontro infatti si è tornati a parlare di 1° maggio come data di avvio delle misure e di 30 giugno come data ultima per presentare le istanze. Proprio la data di partenza, secondo il Ministro è quella più importante, perché è necessario rispondere alle esigenze di flessibilità dei lavoratori e di tutelare soggetti bisognosi di un aiuto. Su questo tema, il Ministro non transige, anche se ha parlato di difficoltà tecniche normali per quanto riguarda due misure assolutamente nuove per il panorama previdenziale.
Il dialogo non si ferma oggi
Il confronto con i sindacati continuerà il 6 ed il 13 aprile, con l’obiettivo di iniziare la tanto attesa fase 2, quella che dovrebbe trattare di pensione ai giovani di oggi, ma anche di completare il tavolo tecnico sulle novità previdenziali.
Il Ministro si è spinto oltre, dichiarando che sulle due nuove misure, il confronto continuerà anche dopo il 1° maggio, proprio per valutare l’esito dei provvedimenti e le loro criticità. Proprio su quello che non è stato possibile fare e su quello che emergerà da questa prima applicazione delle misure, si tornerà a parlare, sempre con i rappresentanti sindacali, allo scopo di trovare soluzioni.
Le misure restano quelle già programmate
In pratica, l’incontro di oggi ha stabilito che si andrà avanti su quanto già preparato, senza correttivi alcuni. In definitiva, restano appese le due grandi problematiche che accompagnavano APE e quota 41. Niente da fare per l’eliminazione del paletto dei 6 anni di continuità lavorativa o la soppressione del vincolo del licenziamento rispetto alla perdita del lavoro per fine contratto.
In pratica, chi non avrà 6 anni di lavoro continuativo prima di presentare domanda e chi avrà perso il lavoro per termine del contratto e non per licenziamento, sarà fuori dalle due misure in questione. Su questo argomento è stato il Consulente Economico del Presidente del Consiglio, Marco Leonardi a sottolineare come adesso si parte con le misure previste. Per una questione di tempi, Leonardi ha detto che si parte con una norma primaria, con l’intento di migliorarla al più presto o nella prossima Legge di Stabilità di fine 2017.