Buone speranze si intravedono in merito alla dura battaglia condotta da qualche mese dagli avvocati contro la cassa forense. Specialmente gli avvocati più giovani, che stentano a far fronte al pagamento dei contributi soggettivi minimi a prescindere dal reddito, si avvicina sempre più una soluzione che potrebbe finalmente dare una svolta concreta alla vicenda.

L’incontro con l’AIGA per ridurre il contributo minimo

Dopo le pesanti critiche mosse dall’avvocatura giovanile contro la Cassa anche a causa delle rilevanti somme richieste agli iscritti a titolo di contributi minimi ed alle ingenti ed ingiustificate spese di gestione, sembra che si sia giunti ad una quasi-determinazione.

Nel corso del dialogo di qualche giorno fa intercorso tra l’Associazione Italiana Giovani Avvocati e la Cassa Forense sembra che stavolta l’ente di previdenza forense abbia preso sul serio le proposte e di voler finalmente ridurre il contributo soggettivo minimo, come richiesto anche dall’AIGA. In effetti la nuova decisione porterebbe alla riduzione se non alla totale cancellazione dei contributi fissi, lasciando in vita solo quelli soggettivi e di maternità.

Come annunciato dal presidente della Cassa Nunzio Luciano, la riduzione dei contributi è allo studio del Comitato dei delegati al fine di agevolare tutti gli iscritti (quindi non solo quelli giovani). Si tenterà di ridefinire i contributi soggettivi obbligatori “in misura più equa”, parole del presidente rilasciate anche durante l’intervista a Italia Oggi.

In base alle parole del presidente si dovrebbe assistere prossimamente alla rideterminazione del contributo soggettivo in maniera proporzionale al reddito di ciascun avvocato. A tal proposito è stata già predisposta la verifica di realizzabilità della proposta dell’AIGA.

Contributi e problematiche con la Gestione Separata INPS: sì al cumulo

Altro problema affrontato e discusso nella medesima sede è stato quello relativo alle cartelle di pagamento aventi ad oggetto l’omesso versamento dei contributi notificate dalla Gestione Separata INPS per le annualità antecedenti all’anno 2012, anno in cui è stata approvata l’obbligatorietà della iscrizione alla Cassa.

In pratica migliaia di giovani avvocati inizialmente iscritti alla Cassa ma che non superavano la soglia minima di reddito si sono visti recapitare avvisi di accertamento e cartelle esattoriali da parte dell’INPS per annualità in cui avevano già corrisposto le relative somme (4% sul fatturato) alla Cassa Forense, insomma una sorta di duplicazione degli oneri contributivi.

All’epoca infatti la Cassa prevedeva la facoltà di iscrizione per coloro che non superassero una determinata soglia di reddito e pertanto anche l’iscrizione alla Gestione Separata sarebbe da considerarsi facoltativa per le medesime annualità. D’altra parte è proprio questo l’orientamento dei giudici che stanno accogliendo i recenti ricorsi.

Anche per questo problema la Cassa ha annunciato che sarà prevista una riforma ad hoc al fine di evitare la duplicazione del versamento dei contributi, in pratica chi ha versato alla Cassa non dovrà versare anche all’INPS (gestione separata).

Avvocati pensionati: niente equiparazione

Non è stato altrettanto produttivo l’incontro in relazione alla proposta di equiparare la pensione degli avvocati pensionati (che ancora esercitano) a quella che avranno in futuro gli avvocati tuttora in attività.

Anche se non si hanno ancora certezze, quanto meno si ha la fondata speranza che qualcosa cambierà anche grazie ai giovani avvocati che si stanno battendo per i diritti dell’intera categoria professionale. Per restare aggiornato sulle novità di diritto ed economia premi il tasto Segui accanto al nome dell'autore.