Adesso l’attesa è soltanto per la pubblicazione, ormai imminente, in Gazzetta Ufficiale, ma si può dire che Quota 41, la misura che consentirà a molti di anticipare la pensione di anzianità, ormai è cosa fatta. L’anticipo per i precoci, nato nella scorsa Legge di Bilancio, è pronto per esordire nel panorama previdenziale italiano. Il Consiglio dei Ministri, ieri 22 maggio, ne ha approvato il relativo decreto di attuazione. Ecco cosa prevede la misura, a chi si rivolge e quando si potrà presentare istanza.

Precoci, ma non tutti

I comitati, gruppi ed anche i sindacati, chiedevano l’ingresso nel sistema pensionistico italiano, di una misura che avrebbe consentito a chi ha iniziato troppo presto a lavorare, di lasciare il lavoro prima.

I cosiddetti precoci, cioè gente che ha iniziato a versare contributi e quindi a lavorare, in tenera età, sono i potenziali beneficiari di questo anticipo. Al contrario di quanto richiesto, però, la misura non sarà fruibile da chiunque, ma solo da soggetti in uno stato particolare di disagio, lavorativo o di salute. Le persone a cui si rivolge quota 41, così come l’Ape social, sono disoccupati che da almeno 3 mesi sono senza ammortizzatori sociali, invalidi con almeno il 74% di disabilità accertata (anche chi ha coniuge, figli o genitori invalidi allo steso modo ma a carico fiscalmente) e soggetti alle prese con le 11 attività gravose previste in manovra finanziaria.

Requisiti

Oltre che rientrare tra queste 3 categorie di soggetti, bisognerà centrare alcuni requisiti specifici.

La misura, anche se partirà dopo, avrà la sua decorrenza dal 1° maggio, proprio come previsto in Legge di Bilancio, cioè avrà effetto retroattivo. La misura è destinata a chi, a partire dal 1° maggio e per tutto l’anno 2017, possiederà i 41 anni di contributi, dei quali almeno uno prima dei diciannove anni di età. Il tutto senza considerare alcun limite anagrafico.

Come dicevamo precedentemente, quota 41 può essere percepita da lavoratori alle prese con attività gravose, cioè:

  • Maestre dell’infanzia
  • Facchini
  • Addetti all’edilizia
  • Prestatori di assistenza per persone non autosufficienti
  • Camionisti e conduttori di mezzi pesanti anche non adibite al trasporto di persone
  • Conduttori di treni e personale viaggiante dei convogli ferroviari
  • Infermieri ed ostetriche con lavoro in turni nelle sale operatorie
  • Operatori ecologici
  • Conciatori di pelli
  • Gruisti
  • Addetti del settore pulizia

Un requisito ulteriore è quello della continuità in attività gravosa.

In pratica, potranno accedervi solo coloro che hanno svolto tali attività in 6 degli ultimi 7 anni prima della presentazione delle istanze all’Inps.

Esclusi e domande

Evidente che chi non soddisferà i requisiti non potrà accedere all’anticipo di pensione. Quota 41 in pratica, consente di anticipare la pensione di anzianità, o anticipata come si chiama oggi. Per le donne, che invece di percepirla a 42 anni e 10 mesi, la percepiscono a 41 anni e 10 mesi, quota 41 consente un anticipo di un anno e 10 mesi. Le domande potranno essere presentate entro il 15 luglio. Si tratta dell’istanza di certificazione del diritto. L’Inps dovrà rispondere entro il 15 ottobre, se accetterà o meno l’istanza, e solo successivamente, il lavoratore potrà presentare domanda di pensione vera e propria.

Appare chiaro che non si tratta di una quota 41 per tutti come i gruppi social di precoci chiedevano, a maggior ragione se si guarda alla specificità dei requisiti richiesti. Infatti, la categoria di disoccupati non è globale come doveva essere. In pratica, vengono esclusi dalla quota 41, anche centrando i requisiti contributivi, coloro che hanno perduto il lavoro senza essere licenziati, ma per chiusura del contratto. Inoltre, sono fuori coloro che pur essendo stati licenziati, non avevano i requisiti per la Naspi e non potranno centrare il requisito dei 3 mesi di assenza di ammortizzatore sociale. Per un disoccupato in agricoltura inoltre, si perde un anno di tempo perché i 3 mesi dall’ultimo assegno di disoccupazione agricola, scattano l’anno successivo a quando si perde il lavoro, perché la disoccupazione agricola scatta proprio l’anno successivo all’evento di licenziamento. Anomalie che faranno discutere, a meno che nelle istruzioni attuative dei decreti, non venga fuori qualche novità in questo senso.