Superato prima della pausa estiva il passaggio alle Commissioni Lavoro e Affari Sociali della Camera dei Deputati, il decreto sul Reddito di Inclusione Sociale (Rei), la Legge Delega sul contrasto alla povertà, può essere considerata cosa fatta. Come riporta il quotidiano “Il Sole24Ore”, il decreto dopo il passaggio alle Commissioni e dopo la pausa estiva tornerà di nuovo al Governo per la definitiva approvazione. SI tratta della prima misura unica di contrasto alla povertà mai prevista dall’ordinamento italiano. Il Consiglio dei Ministri già a giugno aveva dato il via libera alla misura e adesso, il lungo iter sembra sia giunto al termine.
Ecco di cosa si tratta, chi sono i beneficiari e cosa prevede la novità che entrerà in scena nel 2018.
Povertà ed esclusione sociale
A decorrere dal 1° gennaio 2018 entra in scena il Rei e con esso si mette in pratica la lotta del Governo alla crescente povertà ed esclusione sociale. Come riporta il testo del decreto e come ribadito con la relazione che lo ha accompagnato nelle Commissioni Parlamentari, la misura è finanziata con 2 miliardi di euro e si rivolge a soggetti disagiati. Famiglie con figli minori, con donne in gravidanza o con invalidi e disabili, ma anche ultracinquantenni disoccupati. Quest’ultima tipologia di soggetti è l’autentica novità prevista dopo espressa richiesta da parte della Commissione Lavoro che sprona il Governo in questa direzione.
Soggetti over 55 che difficilmente riescono a trovare lavoro proprio per via dell’età e della concorrenza dei giovani e delle politiche di sgravi e agevolazioni che consentono alle aziende di risparmiare assumendo giovani al posto di soggetti più attempati.
Le cifre
Il meccanismo del Rei non ha segreti perché si tratta di una misura selettiva che viene erogata in misura diversa in base alla situazione familiare e reddituale dei richiedenti.
La misura è appannaggio di cittadini italiani e stranieri che però devono risultare residenti in Italia da almeno 2 anni. Il sussidio non è cumulabile con gli altri ammortizzatori sociali, prima tra tutte la Naspi, ma lo è con i redditi di lavoro. All’interno dei limiti reddituali previsti per il beneficio, svolgere una attività lavorativa non impedisce di poter percepire il reddito di inclusione.
Il parametro di riferimento come di consueto è l’ISEE. Il tetto massimo di ISEE si distingue in base ai componenti il nucleo familiare. Per famiglie con un componente non va superato il tetto di 3.000 euro. Per 2 componenti si sale a 4.710 e così via a 6.120 euro per 3 soggetti, 7.380 euro per 4 e 8.550 per 5 o più componenti. Nel passaggio alla Commissione Lavoro della Camera sembra sia stato eliminato un paletto che riguardava i disoccupati over 55. Nel testo inizialmente licenziato dal Governo, infatti, i disoccupati dovevano provenire da licenziamenti o dimissioni per giusta causa, mentre erano tagliati fuori coloro che provenivano da scadenze di contratto, da dimissioni o da risoluzione del contratto.
Pare che adesso qualsiasi disoccupato, a prescindere dal motivo che ha portato alla perdita del lavoro, possa rientrare nel beneficio. Questo a condizione che lo stato di disoccupazione sia in corso da più di 3 mesi. Per famiglie composte da un solo soggetto, purché disoccupato ed over 55, si conta di erogare un sussidio mensile di 187 euro e si sale a 485 euro circa per famiglie con 5 o più componenti. Le domande dovrebbero partire il 1° dicembre prossimo, tramite la piattaforma ed il canale Inps dedicato al Rei.