Il decreto attuativo dell’Ape volontario è pronto dopo che l’iter di approvazione lo aveva portato al Consiglio di Stato. Adesso, con le ferie agli sgoccioli, il momento della firma da parte del Premier Gentiloni e del suo Consiglio dei Ministri è imminente. In pratica, tutto è pronto per il lancio ufficiale della grande novità previdenziale partorita nell’ultima Legge di Bilancio. Sembra che a settembre la misura potrà iniziare ad essere richiesta, ma nel frattempo il Governo è alle prese con le innumerevoli richieste e le tante proposte che arrivano in materia previdenziale alla voce riforma Pensioni.

Il 30 agosto è previsto un nuovo summit con i sindacati, nel quale si riparlerà di pensione ai giovani, aspettativa di vita e pensioni al femminile.

La manovra finanziaria

Da qualche giorno vanno registrate le dichiarazioni da parte dei leader delle tre sigle sindacali maggiori, CGIL, CISL e UIL, che contestano la piega che sta prendendo questa fase riformatrice della previdenza italiana. La Furlan, Segretario Generale della CISL per esempio, chiede al Governo di rivedere il meccanismo dell’aspettativa di vita che rischia di portare l’età pensionabile a 67 anni dal 2019. Una revisione che consenta di distinguere i lavoratori di fronte al parametro dell’aspettativa di vita, come successo con l’Ape sociale e quota 41.

I sindacati chiedono che ad alcune categorie di lavoratori alle prese con mansioni ed attività pesanti, venga disapplicato l’inasprimento previsto per il 2019. Questo perché la proposta precedente, quella che mirava a congelare o cancellare l’aspettativa di vita dal panorama previdenziale è stata bocciata per problemi di cassa e sostenibilità del sistema previdenziale.

Il 20 settembre il Governo è chiamato a presentare il DEF (Documento di Economia e Finanza) per poi passare alla manovra finanziaria vera, la Legge di Bilancio per il 2018. Sono questi i contenitori dove far entrare un pacchetto previdenziale che porti una vera riforma delle pensioni. Dall’Esecutivo però la porta sembra chiusa, perché la maggior parte degli sforzi del Governo sarà destinato alle politiche di rilancio occupazionale dei giovani.

Poco o niente resterà per la previdenza, anche perché la UE spinge con la politica di austerity che non prevede spese ingenti per le pensioni.

APE e donne

Nelle ultime giornate si è fatto un gran parlare di pensioni alle donne e di agevolazioni in questo termine, da concedere alle lavoratrici in gonnella. L’idea sarebbe di concedere sconti sui requisiti da raggranellare alle donne rispetto agli uomini. SI parla di tre anni di sconto o di un anno per ogni figlio partorito in passato. Uno sconto malvisto da Bruxelles che spinge per una strada diametralmente opposta, cioè di equiparare le pensioni a uomini e donne, senza disparità di genere e soprattutto, più avanti con gli anni. Se non si può fare niente per detonare l’aspettativa di vita, nemmeno per pochi soggetti, anche lo sconto alle donne sarà di difficile realizzazione.

Questo nonostante l’Ape, sia sociale che volontaria, nella fattispecie ridotta per lavoratrici, andrebbe a sostituire opzione donna e la sua pensione contributiva. Se non si è in un vicolo cieco poco ci manca e l’appuntamento del 30 agosto potrebbe essere importante per vedere la vera posizione del Governo. Di positivo c’è l’Ape volontario che davvero sta per entrare in scena e con esso , la pensione flessibile a partire dai 63 anni e con solo 20 di contributi. Pensione prestata da una banca e pagata ai pensionati dall’Inps. Pensione erogata in dodici mensilità, non rivalutabile e non reversibile e debito contratto per tutti gli anni di anticipo. Un debito con interessi e spese assicurative per il caso di premorienza, da restituire con 13 rate all’anno e per 20 anni una volta che si inizia a percepire la vera pensione di vecchiaia, a 66 anni e 7 mesi.