Non ci sarà alcun blocco dell'adeguamento dell'età di uscita per le Pensioni a partire dal 1° gennaio 2019. I requisiti di uscita, in particolare quello anagrafico per andare in pensione anticipata o di vecchiaia, aumenteranno di cinque mesi, partendo, rispettivamente, dai 63 anni e 7 mesi e dai 66,7 attuali. A confermare l'intenzione del Governo Gentiloni di procedere seguendo le tabelle sull'aspettativa di vita dell'Istat è Enrico Morando, viceministro all'Economia che, proprio nei giorni scorsi, ha chiuso il discorso della revisione della legge del 2009 che lega, proporzionalmente, l'uscita per la pensione ai valori dell'aspettativa di vita.

Legge che, successivamente, fu fatta propria dalla riforma delle pensioni di Fornero.

Ultime notizie oggi pensioni anticipate e vecchiaia 2017 e adeguamento età uscita

Sulle pensioni, afferma il viceministro, il Governo è già intervenuto con la legge di Bilancio 2017, prevedendo i canali di uscita anticipata della quota 41 dei precoci e della sperimentazione dell'anticipo pensionistico Ape, sia sociale che volontario. Bloccare l'adeguamento dell'età alla speranza di vita avrebbe un costo difficilmente sopportabile per i conti dello Stato. Centoquarantuno miliardi di euro, secondo quanto stimato da Tito Boeri, Presidente dell'Inps. Ma la pensione a 67 anni (64 per le pensioni anticipate) potrebbe aprire il fronte contrario dei sindacati e dei contribuenti, con ricadute anche sulle prossime elezioni politiche.

Aumenti di età, peraltro, bocciati da Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro, che registra una discordanza nella legge che lega l'uscita per la pensione ai dati Istat sulla speranza di vita. Infatti, nel 2015, la speranza di vita ha fatto registrare dati in diminuzione, tanto che Damiano, nei giorni scorsi, ha auspicato che, di conseguenza, l'età della pensione potesse avere, proporzionalmente, una decrescita in uscita.

Se ne riparlerà nel prossimo autunno quando il Governo sarà chiamato a varare la legge di Bilancio 2018.

Riforma pensioni 2017, ultime novità sulle proposte giovani

Intanto, proprio nella prossima legge di Bilancio, potrebbero essere già discusse alcune misure per le pensioni delle giovani generazioni. Due sono sul tavolo le proposte sulle quali Governo e sindacati dibatteranno.

La prima riguarda il riscatto gratuito della laurea per i nati nei vent'anni dopo il 1980. Con gli anni di studi riscattati si permetterebbe ai giovani di poter incrementare il monte dei contributi versati per la pensione e di accedere a condizioni meno svantaggiate per l'uscita anticipata o per quella di vecchiaia. Tuttavia, il riscatto della laurea per la pensione non è esente da problematicità: innanzitutto occorrerà che gli studenti concludano l'università in corso, altrimenti perderebbero il beneficio. Ma soprattutto si aprirebbe la questione della discriminazione per tutti gli altri contribuenti, costretti a sborsare decine di migliaia di euro per vedersi riconoscere gli anni della laurea.

La seconda ipotesi di riforma delle pensioni per le giovani generazioni è quella del sottosegretario Baretta che prevederebbe una pensione minima garantita. Tale misura verrebbe proposta in considerazione della vita lavorativa dei più giovani: con i contratti precari e interruzioni lavorative, infatti, l'assegno di pensione futura risulterebbe di gran lunga inferiore ad un minimo di tenore dignitoso di vita.