La flessibilità in uscita dal lavoro potrebbe passare anche per un ulteriore allentamento dei requisiti di accesso alla pensione anticipata dei fondi pensione. Il comparto previdenziale privato è stato già oggetto di diverse riforme con la legge di bilancio 2017 ed il recente DL concorrenza, ma la prossima Manovra potrebbe portare avanti i segnali incoraggianti già ricevuti in tal senso. In particolare, si parla di un ulteriore allentamento dei requisiti utili per poter utilizzare la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA). Al momento la fruizione della misura appare strettamente legata ai paletti dell'APE volontaria, un limite che rischia di bloccare il ricorso al montante previdenziale in ottica di sostegno e welfare proprio a coloro che ne avrebbero più bisogno.
Vediamo insieme tutti i dettagli al riguardo nel nostro nuovo articolo di approfondimento.
Pensioni anticipate, attesa per l'avvio della RITA a settembre
Nella pratica, la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata deve ancora decollare ufficialmente. Con la scorsa legge di bilancio si è infatti deciso di legarla alla maturazione dei requisiti per l'APE volontaria, ovvero:
- 63 anni di età;
- 20 anni di contribuzione;
- una futura pensione Inps non inferiore alle 700 euro circa.
Si attende quindi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo sull'APE di mercato prima del via libera ufficiale. Per calcolare a quanto ammonterà la rendita bisogna prendere il montante accumulato e dividerlo per il numero di mesi che separano il lavoratore dalla data ordinaria di pensionamento.
Teoricamente, si potrebbe scegliere di utilizzare solo la RITA come accompagnamento alla pensione, ma di fatto questa possibilità viene esclusa proprio dalla necessità di ottenere la certificazione Inps per l'accesso all'APE volontaria.
Con la FASE 2 previsti nuovi interventi di flessibilità
Stante la situazione appena descritta, con la FASE 2 della riforma previdenziale si pensa ad un nuovo protocollo di fruizione in grado di sganciare la RITA dai requisiti dell'APE volontaria.
La misura si accompagna alla possibilità di utilizzare anche solo una parte del TFR per coprire la contribuzione alla previdenza integrativa, mentre i regolamenti interni potranno prevedere un anticipo anche decennale della conversione in rendita nel caso in cui si perda la propria occupazione. L'impatto combinato di queste diverse opzioni dovrebbe quindi riuscire a trasformare la previdenza integrativa in uno strumento di sostegno non solo in vista della maturazione della pensione ordinaria, ma anche davanti a situazioni di disagio che dovessero verificarsi nella parte finale della propria carriera lavorativa.
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