Mercoledì 30 agosto è in programma un nuovo summit tra Governo e sindacati presso il Ministero del Lavoro. Si tratta dell’ennesimo incontro in materia previdenziale per cercare di riformare un sistema che effettivamente necessita di un cambiamento. Il sistema previdenziale però sembra difficile da riformare, fermo come lo è ormai da diversi anni, alla riforma Fornero che così pesantemente ha vessato i lavoratori che cercano di andare in pensione. L’incontro programmato continuerà da dove era stato interrotto prima delle vacanze estive, cioè la fase 2 di riforma, con la pensione di garanzia, la detassazione della previdenza complementare e alcuni cambiamenti per l’Ape e la quota 41 che sono le due novità pensionistiche 2017.

Una vera riforma però sembra difficile, almeno per quanto si evince dalle ultime dichiarazioni di esponenti del Governo. Qualcosa però bolle in pentola, primo tra tutti, un intervento a sostegno delle donne lavoratrici.

Disparità di genere

L’ordinamento attuale della previdenza italiana prevede l’accesso alla pensione diverso tra donne e uomini. Questo per tutto il 2017, perché dal 2018 anche l’Italia si adeguerà ai diktat provenienti da Bruxelles e dalla Unione Europea. Le differenze di genere sono una delle cose che la UE vuole cancellare e pertanto dal prossimo anno i requisiti previdenziali per donne e uomini dovrebbero diventare i medesimi. La pensione di vecchiaia per gli uomini si raggiunge a 66 anni e 7 mesi di età con 20 di contributi.

Per le donne un anno in meno rispetto al requisito anagrafico, sempre con almeno 20 di contributi. Quella di anzianità, o meglio la pensione anticipata come è stata ribattezzata dalla Fornero, si centra con 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Persino la deroga Fornero, o il salvacondotto come comunemente si chiama la scorciatoia lasciata in piedi proprio dal Governo Monti, risulta più vantaggiosa per le donne.

Gli uomini che al 31 dicembre 2012 avevano 60 anni di età e 36 di contributi (in alternativa 61 anni di età e 35 di contributi), possono lasciare il lavoro a 64 anni. Le donne che potrebbero sfruttare la deroga invece devono aver raggiunto al 31 dicembre 2012 solo 20 anni di contributi.

Ape social donna

Che le donne abbiano maggiori difficoltà degli uomini a racimolare l’alto numero di contributi che richiede l’Inps per andare in pensione oggi è un dato incontestabile.

Troppo legate alle esigenze di famiglia e dei figli, spesso le donne sacrificano lavoro e carriera proprio per le esigenze domestiche. Questo uno dei motivi che ha spinto gli ultimi Governi a varare una misura esclusiva per le donne lavoratrici. Opzione donna consente di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi e 57 anni e 7 mesi di età. Il tutto non senza penalizzazioni, perché le donne devono accettare pesanti riduzioni di assegno (anche del 35%) perché devono accettare il calcolo della loro pensione con il metodo contributivo.

Resta comunque una congrua possibilità di lasciare il lavoro prima del previsto, tanto è vero che da più parti viene richiesta l’estensione della misura o la sua trasformazione in misura strutturale.

Come riporta il quotidiano “Il Giornale” del 21 agosto, il Governo ha sul tavolo alcune idee per le donne diverse da opzione donna, che potrebbe venire sostituita da queste novità. L’Ape Social è la misura entrata in vigore dal 1° maggio che consente di lasciare il lavoro a 63 anni di età, ma solo se si è disagiati come salute o lavoro. Disoccupati, invalidi e caregivers con 30 anni di contributi versati o lavoratori alle prese con mansioni logoranti con 36 anni di contributi, possono sfruttare l’Ape sociale. Il Governo sembra intenzionato a valutare sconti alle lavoratrici proprio in relazione all’Ape sociale. Per quanto detto prima e per la necessità di dedicare tempo alla famiglia, si pensa di scontare fino a 3 anni i requisiti di accesso all’Ape agevolata per le donne. 3 anni secchi in meno o un anno ogni gravidanza avuta sono le vie su cui si sta indirizzando il Governo. Probabile che questa situazione diventi oggetto della discussione del prossimo incontro.