La previdenza italiana è in una fase particolare e di cambiamento. Infatti, il 30 agosto Governo e parti sociali si ritroveranno per tornare a discutere di riforma pensioni, con la fase 2 e la pensione ai giovani. I sindacati rivendicheranno le loro posizioni su aspettativa di vita e misure di aiuto a donne e giovani, ma probabilmente lanceranno quota 100 per vedere se e come potrebbe rispondere il Governo. Apertura difficile da ipotizzare ma che potrebbe trovare nuova linfa per via del cambio di Governo che elezioni anticipate o no, presto dovrà essere cambiato.

Ecco il punto della situazione, come funziona quota 100 e che possibilità ci sono che entri a fare parte del pacchetto normativo nostrano.

Quota 100 in sintesi

Si tratta di un provvedimento che viene sponsorizzato dalla Commissione Lavoro della Camera e dal suo Presidente Damiano, ma anche dalla Lega Nord di Salvini, naturalmente con qualche differenza sostanziale. La quota 100 di Damiano manderebbe in pensione i lavoratori con almeno 62 anni di età e 35 di contributi. Più precisamente, la somma di età e contributi, comprese le frazioni di anno devono dare quota 100. In pratica, un lavoratore a partire dai 62 anni esatti, se avesse chiuso 38 anni di contributi completi, potrebbe lasciare il lavoro.

Una pensione come si vede davvero flessibile, ma sempre a partire dai 62 anni. Una misura che però non risolverebbe la questione dei precoci, che hanno iniziato da giovani a lavorare e che hanno già 40 anni di contributi ma che si trovano ancora lontani dai 62 necessari secondo Damiano. La quota 100 di Salvini sembra coprire questa mancanza, anticipando la possibile uscita a 58 anni.

In questo caso, anche lavoratori con età inferiore ai 60 anni, ma con un notevole gruzzolo di contributi potrebbero sfruttare la quota 100.

Apertura del Governo?

Le operazioni di riforma previdenziale, se mai dovessero davvero realizzarsi, andrebbero a finire nel contenitore della Legge di Bilancio che uscirà ad ottobre per essere approvata entro dicembre.

Dichiarazioni ufficiali da parte dei rappresentanti del Governo, in relazione alla manovra di autunno però, non sembrano lasciare troppe speranze e fantasie in materia previdenziale. Gran parte della manovra e dei fondi disponibili saranno destinati al rilancio dell’occupazione, soprattutto giovanile. Una presa di posizione che il Viceministro Morando ha preso per rispondere a quanti chiedono interventi estensivi per opzione donna, Ape e Quota 41 o per detonare il pericolo che l’aspettativa di vita sposti a 67 anni le pensioni di vecchiaia nel 2019. Figuriamoci poi se il Governo possa aprire la porta ad una misura come quota 100. Tra l’altro il Governo si trova all’ultimo semestre della legislatura, sempre che non si vada a votare prima.

Presto si tornerà a parlare di Legge Elettorale e pertanto, sarà questo l’argomento del lavoro Parlamentare, relegando dietro la materia previdenziale. La Legge Elettorale però appare necessaria, perché cambiandola per dare stabilità e governabilità ad un esecutivo, potrebbe essere la volta buona per tornare a riformare le pensioni. Ma è un discorso che probabilmente si sposterà al nuovo Esecutivo ed alla Legge di Bilancio del 2019, perché nel 2018 speranze di cambiamento ce ne sono davvero poche.