La naspi è l’indennità unica prevista dall’Inps per coloro che perdono involontariamente il lavoro. Nata nel 2015 con il Governo Renzi ed il suo Jobs Act, la Naspi ha sostituito tutte le altre indennità prima presenti nel nostro ordinamento, cioè Disoccupazione Ordinaria, quella con Requisiti Ridotti, Aspi e mini Aspi. Una indennità che è stata oggetto di polemiche per via di una modalità di calcolo e di durata che penalizza diverse categorie di lavoratori. Le proposte in correzione del sussidio non si contano, a partire da quelle provenienti dai lavoratori stagionali che sono tra i più penalizzati.

La novità degli ultimi giorni è l’inserimento della Naspi in un documento presentato dai sindacati al Governo. Si tratta di una serie di richieste relative alla riforma pensionistica da inserire nella Legge di Bilancio che dovrà essere presentata per fine anno. Tra queste c’è una richiesta di modifica dell’indennità appannaggio di disoccupati.

Come funziona la Naspi

Una misura che supera il classico modo di considerare le vecchie indennità di disoccupazione. La Naspi oltre che erogare denaro ai beneficiari, in compensazione della perdita del lavoro, si prefigge l’obbiettivo di ricollocare nel mondo del lavoro il disoccupato. Una novità della Naspi è il patto di servizio da sottoscrivere al collocamento nel momento in cui ci si iscrive come disoccupati.

Alla perdita del lavoro infatti, il disoccupato deve recarsi al Centro per l’Impiego per ottenere il modello C1 che risulta essere un documento necessario per la presentazione della domanda all’Inps. Contestualmente, l’Ufficio di Collocamento farà firmare al disoccupato la dichiarazione di disponibilità a partecipare a programmi per la rioccupazione, a corsi formativi ed a rispondere a eventuali proposte lavorative in base ad un programma personalizzato.

Mancata presentazione alle convocazioni, o risposte negative alle proposte portano alla riduzione o alla revoca della misura.

Requisiti

Il lavoratore dipendente o assimilato ed anche l’apprendista che perde involontariamente il proprio lavoro, questi i soggetti a cui si riferisce la Naspi. Esclusi i lavoratori agricoli o i dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche Amministrazioni.

Licenziamento, scadenza del contratto e dimissioni per giusta causa sono requisiti fondamentali per rendere la perdita del lavoro idonea alla richiesta di Naspi. Le dimissioni per giusta causa vanno confermate alla Direzione Territoriale del Lavoro che rilascia la giustificazione alle dimissioni, altro documento necessario per presentare domanda. Requisiti necessari sono almeno 13 settimane di lavoro nei 4 anni precedenti la data di presentazione della domanda e 30 giornate nei 12 mesi precedenti. Le giornate o settimane utili alla Naspi sono anche quelle per astensione dal lavoro per maternità o per congedo parentale. La cassa integrazione o le assenze per la Legge 104 non sono utili al conteggio.

Importo, durata e correttivi in arrivo

L’importo della Naspi e la sua durata si basano sempre sul quadriennio precedente. Si percepisce il 75% della somma di tutte le retribuzioni percepite negli ultimi 4 anni maggiorate del 4,33%. L’importo massimo erogabile è di 1.300 euro e questo scende del 3% al mese a partire dal 4° mese di incasso. Proprio questo è il punto per il quale la Naspi è finita nel documento unitario dei sindacati ed in una petizione indetta dalla UIL. I sindacati chiedono che questa riduzione venga eliminata perché per stati di disoccupazione piuttosto lunghi, la capacità reddituale dei beneficiari si riduce notevolmente. Basti pensare che per via della riduzione, la Naspi percepita inizialmente si riduce della metà negli ultimi mesi di incasso.

Infatti la Naspi può essere percepita per la metà delle settimane lavorative del quadriennio di osservazione e per massimo 24 mesi. Un vincolo che rende la Naspi per gli stagionali piuttosto corta a cui si deve aggiungere l’altro paletto penalizzante, cioè il divieto di utilizzo per la durata, delle giornate che hanno già dato luogo a vecchie disoccupazioni. La domanda va presentata all’Inps entro 60 giorni dalla perdita del lavoro e va corredata di documento di riconoscimento, modello C1 del Centro per l’Impiego e modello SR163 per la scelta della modalità di pagamento, che se è il Conto Corrente Bancario, deve essere vidimato dal proprio istituto di credito. Entro 2 mesi il Centro per l'Impiego convocherà il disoccupato per un colloquio conoscitivo e per approntare il progetto personalizzato di ricollocazione. I dati del lavoratore, il profilo ed il progetto a lui destinato sarà trasferito alla nuova Agenzia per le Politiche Attive del Lavoro, l'ANPAL.