La proposta unitaria di Cgil, Cisl e Uil presentata in queste ore tocca diversi punti importanti. Da un lato la pensione anticipata delle donne, dall'altra la revisione dell'aspettativa di vita, senza dimenticare i lavoratori precoci, il protocollo Opzione Donna e gli esodati. C'è spazio anche per le persone addette a lavori usuranti. Le ultime notizie sulle pensioni aggiornate ad oggi 21 settembre prendono in esame i diversi punti toccati dalla nuova piattaforma dei sindacati inerente la fase 2 della discussione sulle Pensioni con il governo, con la ripresa dei lavori fissata probabilmente all'inizio della prima settimana di ottobre.
Pensioni donne, fino a tre anni di anticipo per le lavoratrici madri
Una maggiore flessibilità in uscita per le lavoratrici madri. E' quanto chiedono i sindacati, che propongono pensioni anticipate per le donne fino a 3 anni rispetto agli uomini, valorizzando i lavori di cura. In che modo? Assegnando un anno di bonus contributivo per ciascun figlio, fino ad un massimo appunto di 3 anni (3 figli). Se ad esempio una lavoratrice ha partorito o adottato due figli, può andare in pensione due anni prima rispetto ai colleghi maschi oppure alle colleghe che non hanno avuto bambini.
Una proposta che fa già discutere quella relativa alle donne, visto che va a creare delle disparità di trattamento all'interno delle stesse donne, fra chi ha avuto figli e chi no.
Nel documento compare anche un riferimento alla verifica delle risorse rimaste per OD. Quello che i sindacati sembrano chiedere all'esecutiva è se ci sia ulteriore margine per una proroga di Opzione Donna al 2018 con i fondi residuati oppure no. Sottolineiamo come il protocollo di OD occupi la posizione numero 10 sugli 11 punti del documento previdenziale redatto congiuntamente da Cgil, Cisl e Uil.
Revisione aspettativa di vita, la proposta dei sindacati
Il punto centrale del documento è quello riguardante il blocco dell'aspettativa di vita, previsto dal 1° gennaio 2019. I sindacati chiedono al governo una revisione del meccanismo, sia per quanto riguarda l'adeguamento dell'età pensionabile (pensione di vecchiaia), sia per la pensione anticipata che per i coefficienti di rivalutazione.
Ricordiamo come il meccanismo legato alla speranza di vita preveda per il 2019 un innalzamento di 5 mesi dei requisiti anagrafici per l'accesso alla pensione, passando dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni (per tutti, uomini e donne).
L'iniziativa trova l'appoggio anche di Cesare Damiano, che nel commentare la proposta di blocco presentata da Cgil, Cisl e Uil ricorda come l'aspettativa di vita sia diminuita nel 2015 mentre nei primi mesi di quest'anno la mortalità è cresciuta del 15 per cento. Due fattori che secondo l'onorevole del Partito democratico non giustificano il rialzo di 5 mesi dell'età pensionabile a partire dal 1° gennaio del 2019. L'esponente dem, attuale presidente della commissione Lavoro alla Camera, confida quantomeno in un rallentamento.
Quota 41 più ampia ed esodati, le richieste di Cgil Cisl e Uil
Il decreto attuativo di quota 41 è stato accolto con freddezza dai lavoratori precoci, poiché per come è strutturato lascia fuori la maggior parte delle persone che rientra nella categoria. Per questo motivo i sindacati spingono per una platea più ampia di quota 41 per i precoci, chiedono che le categorie dei lavoratori che svolgono attività gravose vengano aumentate. Allo stesso tempo, propongono la riduzione dei requisiti contributivi di accesso all'Ape social, fissando la quota a 30 anni per chi è addetto a lavori gravosi e un anticipo fino ad un massimo di 3 anni per le lavoratrici madri.
Infine, Cgil Cisl e Uil chiedono all'esecutivo di verificare le risorse residuate dell'ottava salvaguardia per gli esodati e al contempo di gestire le problematiche aperte.
Ad una prima lettura, il testo della proposta sindacale appare completo, vedremo se incontrerà o meno il favore dei lavoratori. Per conoscere le ultime novità sulle pensioni e le risposte del governo alla proposta unitaria dei sindacati cliccate il tasto Segui in alto a destra.