Ormai si sta entrando nella fase cruciale della messa a punto della nuova Legge di Bilancio, quella che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2018. Per fine settembre poi, dovrebbe uscire la nota di aggiornamento del Def, altro atto importante del Governo per economia e finanza. In pratica, adesso è il momento di mettere in campo i soldi per far fronte alle innumerevoli necessità del paese, a partire dalle pensioni e fino al rilancio occupazionale per i giovani. La Legge di Bilancio come di consueto, sarà il contenitore di tutte le nuove misure che il Governo adotterà ed uno spazio dovrebbe trovarlo anche il rinnovo del contratto dei lavoratori statali.

Ormai ci siamo ed anche se in considerevole ritardo rispetto alla sentenza della Consulta (era il 2015) che obbligò il Governo a sbloccare i contratti, i tempi sono maturi. Le trattative tra Aran e sindacati proseguono ed il problema sono sempre le coperture finanziarie, cioè i soldi. Il Governo è alla ricerca dei fondi da destinare a tutte le operazioni da effettuare in manovra e quindi anche per il rinnovo del contratto.

Le proposte dei sindacati non sono fattibili

Le cifre sono sempre il problema di scontro tra Governo e sindacati per qualsiasi progetto su cui si apre un tavolo di trattativa. Anche per quanto concerne il rinnovo del contratto il problema è il medesimo. Nell’ultima Legge di Bilancio il Governo ha messo a disposizione 1,8 miliardi per il nuovo contratto dei Dipendenti Pubblici, che ricordiamolo, sono oltre 3 milioni.

Una cifra considerata bassa dalle parti sociali, soprattutto alla luce dell’aumento medio pattuito che è sempre di 85 euro a lavoratore. Va considerato che l’aumento deve partire dal 2016, con un effetto retroattivo e triennale (fino al 2018) ed appare evidente che i soldi disponibili garantirebbero cifre di poco superiori ai 30 euro al mese di aumento.

I sindacati chiedono oltre 7 miliardi come cifra minima per sbloccare gli stipendi dei lavoratori che da 8 anni risultano congelati. Senza considerare poi che a questi lavoratori, per i quali la Corte Costituzionale ha già sancito l’incostituzionalità del blocco Fornero delle loro buste paga, non è stata pagata nemmeno la vacanza contrattuale nei periodi intercorrenti tra l’ultimo contratto ed il nuovo in arrivo.

Come riporta il quotidiano “Il Messaggero” con una intervista al sottosegretario Righetti, le cifre che chiedono i sindacati non possono essere fattibili, con il Governo che deve risolvere anche i nodi relativi alla riforma delle pensioni o del mondo del lavoro e che deve rispettare i rigidi diktat provenienti dalla UE.

Piramide rovesciata e bonus Renzi

Gli adeguamenti di salario su cui si sta spendendo l'Esecutivo seguono il meccanismo della piramide rovesciata. Un sistema che garantirebbe aumenti contrattuali maggiori per quei dipendenti pubblici che guadagnano di meno. Un aumento calibrato in base alle diverse fasce retributive dei comparti della Pubblica Amministrazione, che nel frattempo, sono stati ridotti a quattro.

Sempre dalle parole del sottosegretario alla Funzione Pubblica, lavoratori con stipendio fino a 25mila euro annui, potrebbe arrivare a percepire aumenti anche di 150 euro al mese, che scenderebbero a 50 per stipendi nell’ordine dei 40mila annui. Come riporta un articolo del 12 settembre dell’agenzia di stampa Adnkronos, togliere ai ricchi per dare ai poveri sembra la linea guida del Governo su questo rinnovo.

Va anche detonato il problema bonus di 80 euro che verrebbe perso dai lavoratori per via dell’aumento di stipendio che li porterebbe a percepire stipendi annui fuori dalla fascia di beneficio del bonus (tra i 24.000 ed i 26.000 euro circa). Anche in questo aspetto, la cui soluzione costerebbe altri 125 milioni di euro, le posizioni sono distanti.

Per il Governo questi soldi andrebbero presi dalla dotazione globale che si metterà in campo con la Legge di Stabilità, mentre per i sindacati servirebbe una dotazione a se stante. Dubbi e perplessità che accompagneranno questo agognato rinnovo, ma che sembra sulla via della definizione.