Flessibilità in uscita, misure per i giovani e per le donne, estensione dell'Ape Sociale e della Quota 41, proroga del regime sperimentale donna e blocco dell'adeguamento dei requisiti. Sono questi i temi previdenziali rimasti ancora irrisolti e che dovrebbero essere discussi nel prossimo incontro fra il Governo Gentiloni e le organizzazioni sindacali previsto per lunedì 16 ottobre.
Dopo l'esito del monitoraggio delle domande per l'accesso all'Ape Sociale e alla Quota 41 da parte dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, i sindacati, in stato di preoccupazione, avrebbero chiesto un nuovo incontro con il Governo per discutere l'esclusione di migliaia di lavoratori dai benefici previdenziali contenuti nella Legge di Stabilità 2017.
Sindacati pronti al confronto del 16 ottobre
Intanto, le tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil si preparano anche per affrontare il confronto previsto per lunedì 16 ottobre che, invece, dovrebbe incentrarsi sugli altri temi previdenziali rimasti ancora irrisolti. "Avevamo convenuto con il Ministro che ci saremmo nuovamente incontrati per definire la seconda fase della nostra discussione su previdenza, lavoro, giovani e donne", avrebbe affermato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.
Quanto all'Ape Sociale, invece, il leader della Uil avrebbe ribadito che occorrerebbero più risorse per finanziare altri interventi che possano estendere l'anticipo pensionistico a carico dello Stato in modo tale da soddisfare tutte le esigenze.
Come scrive il quotidiano "La Sicilia", inoltre, il sindacalista avrebbe chiesto un intervento per bloccare gli adeguamenti dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita. In mancanza di una risposta concreta dal Governo, infatti, dal 2019 l'età pensionabile per il conseguimento della pensione di vecchiaia potrebbe subire un aumento di ulteriori cinque mesi passando dai 66 anni e 7 mesi attuali ai 67 anni.
Probabile riapertura alla Quota 100
Di fondamentale importanza, resta anche la riapertura del tema inerente al meccanismo di uscita anticipata della quota 100 ipotizzato dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano nel 2015 e sul quale l'esecutivo non si è riuscito a pronunciarsi. Una proposta che richiederebbe una cifra che si aggira fra i 70 e i 10 miliardi di euro ma che, come confermato dallo stesso Barbagallo potrebbero essere reperiti reprimendo i reati di usura, corruzione ed evasione fiscale che sottraggono miliardi di euro alle casse statali.