La Legge di Bilancio è cosa fatta, con il Consiglio dei Ministri che il 16 ottobre ne ha dato il via libera. Adesso bisognerà attendere i canonici passaggi alle varie Commissioni Parlamentari per poi proseguire l’iter approvativo presso le due Camere. Inizia la fase degli emendamenti, cioè le proposte correttive che dovrebbero essere tante, come consuetudine. Margini di manovra però sembrano ristretti perché su una manovra complessiva di circa 20 miliardi, ben 16 sono destinati alla detonazione del paventato aumento dell’Iva derivante dalle clausole di salvaguardia.

Per lavoro, Pensioni, statali e tutti gli altri interventi in manovra restano solo la parte rimanente, cioè poco più di 4 miliardi. Se si calcola che solo per lo sblocco del contratto degli statali, il Governo ha destinato 2 miliardi, evidente che al capitolo previdenziale resta davvero poco. In pratica, quest’anno nessun pacchetto previdenziale degno di nota, ma solo piccoli interventi sulle misure già esistenti.

Le misure in vigore

Lo scorso anno di questi tempi, la Legge di Bilancio non riuscì a riformare il sistema previdenziale, ma perlomeno uscirono misure e novità molto importanti. A dire il vero tutto ciò che uscì nella scorsa manovra finanziaria ancora oggi funziona poco e male. Paragonare gli interventi dello scorso anno con la pochezza di quest’anno però è impossibile.

L’Ape sociale, quello volontario e quota 41 (ma anche cumulo gratuito e correttivi sugli usuranti) sono novità importanti uscite lo scorso anno. L’Anticipo pensionistico nella versione assistenziale per disoccupati, invalidi, con invalidi a carico o alle prese con i lavori gravosi. Tutti a 63 anni di età e 30 di contributi versati ad esclusione dei lavori gravosi a cui vengono chiesti ben 36 anni di contributi.

Anticipo di pensione di 3 anni e 7 mesi rispetto alle soglie di accesso per la quiescenza di vecchiaia fissata anche per il 2018 a 66 anni e 7 mesi. Quota 41 invece tratta le prerogative dei precoci, però della stessa fattispecie dei disagiati a cui è consentito l’accesso all’Ape sociale. Necessari 41 anni di contributi versati ed almeno uno anche non consecutivo, versato prima dei 19 anni di età.

Ai requisiti si aggiungono una serie di paletti e restrizioni che limitano di molto la platea dei beneficiari. Basti pensare che le due misure sono destinate a invalidi (anche quelli a carico) con disabilità certificata al 74%. Per i lavori gravosi, necessario che le attività logoranti siano state svolte in 6 degli ultimi 7 anni di lavoro. Per i disoccupati non bisogna essere fuoriusciti da contratti a termine bensì essere stati licenziati, aver presentato dimissioni ratificate per giusta causa da un Ufficio Territoriale del Lavoro oppure uscire da procedure di licenziamento concordate e consensuali, anche collettive. Sempre per i disoccupati bisogna aver percepito l’ultimo assegno di Naspi almeno 3 mesi prima di presentare domanda di Ape o quota 41 ed in questi 3 mesi, non aver prestato alcuna attività lavorativa, nemmeno per un giorno e nemmeno se pagata con i voucher.

Le novità 2018

Nel capitolo precedente non abbiamo trattato di Ape volontario, con la pensione erogata tramite prestito bancario da restituire in 20 anni quando si percepirà la pensione di vecchiaia, con interessi bancari e spese assicurative. Una misura il cui decreto attuativo non ha ancora terminato l’iter, trovandosi attualmente alla Corte dei Conti ed in attesa delle convenzioni con le associazioni bancarie ed assicurative, cioè ABI ed ANIA. La nuova manovra invece tocca in concreto le altre misure di cui parlavamo. Vengono corretti alcuni paletti di Ape e quota 41 e viene allargata la platea dei possibili beneficiari degli anticipi. Interventi sui vincoli che sono rivolti ai disoccupati, perché pare che potranno beneficiare dell’Ape sociale anche coloro che avendo contratti precari, quindi a termine e non essendo stati licenziati, non potevano accedervi oggi.

Nasce però il vincolo del lavoro da contrattista che deve essere stato svolto in 18 degli ultimi 3 anni di lavoro. Resta ancora da verificare il via libera per coloro che pur essendo in Naspi o pur avendo terminato di incassarla, hanno prestato lavoro pagato con i voucher. L’applicazione letterale e troppo restrittiva delle norme da parte dell’Inps è stata già oggetto di osservazioni da parte del Ministero del Lavoro. Novità sostanziale anche per le donne a cui verrà consentito di accedere all’Ape sociale con un anticipo dell’anticipo. Infatti verrà inserita la norma che concede uno sconto di 6 mesi per ogni figlio (massimo 2 anni per 4 o più figli) avuto rispetto ai contributi necessari per l’Ape.